Letteratura gotica

Il Settecento è agli sgoccioli, le idee rivoluzionarie che avevano infiammato la Francia e l’Europa sono naufragate e l’Illuminismo, con il suo carico di Razionalità, ha stufato i più.
Ogni movimento artistico scaturisce dal movimento precedente; a volte ne rappresenta la naturale evoluzione, altre volte, per reazione, è la sua antitesi.
Dopo mezzo secolo di Ragione l’Europa ha di nuovo bisogno di Sentimento. Anzi, ha bisogno proprio di sentimenti forti. Nasce così il Romanticismo, fiume che a sua volta darà vita a diversi affluenti, tra i quali il Gotico.
Se l’Illuminismo è figlio della Francia, il Gotico è figlio dell’Inghilterra, sua storica nemica, e si fonda sulla gioia scaturita da un’emozione estrema, dallo struggimento per un amore perduto, sulla paura dell’ignoto, sulla soggezione provata di fronte a forze sconosciute ed al decadimento umano. Il sentimento del sublime, che sta alla base del Romanticismo e quindi del Neogotico, nasce dalla fascinazione derivata da ciò che è esotico ed estraneo, primitivo e naturale, tenebroso e inquietante.
Ma il termine gotico dove e quando nasce? Viene coniato durante il Rinascimento da Giorgio Vasari e serviva a designare in senso spregiativo l’arte e l’architettura medioevali considerate barbariche.
Sul finire del Settecento assistiamo quindi al cosiddetto Gothic Revival.
In letteratura il genere Gotico viene inizialmente denominato romanzo nero ed unisce elementi romantici ad elementi orrorifici. Le storie narrate sono generalmente ambientate in paesi anglosassoni immersi, giustappunto, nel buio del Medioevo.
Gli elementi chiave di questo nuovo genere sono presto detti: abbiamo un amore perduto o contrastato, un protagonista alle prese con un grave conflitto interiore e, ovviamente, il fattore sovrannaturale (non nel senso di un contadino con poteri magici).
Capostipite indiscusso di questo genere è il romanzo Il Castello di Otranto, di Horace Walpole. Questo nobiluomo inglese si era fatto costruire, sui suoi terreni appena fuori Londra, una vera e propria fortezza Neogotica, denominata Strawberry Hill. Strawberry ha rappresentato lo spunto e l’ispirazione per la nascita del Castello di Otranto e, all’interno delle sue mura, Walpole aveva fatto costruire la sua personale tipografia, con cui stampava i suoi romanzi, ed una vera e propria galleria d’arte privata.

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A Walpole sono seguiti Ann Radcliffe (L’italiano o Il confessionale dei Penitenti Neri), Clara Reeve, Matthew Gregory Lewis (Il monaco), Charlotte Dacre, William Beckford, Charles Robert Maturin (Melmoth l’uomo errante), ecc. Spesso questi romanzi sono ambientati in paesi cattolici come l’Italia e la Spagna, visti dai protestanti anglosassoni come terre ancora dominate da superstizioni medievali e quindi ottime come sfondo di storie in cui forze malefiche agiscono contro uomini e donne di animo puro. Questi scritti sono zeppi di stereotipi ambientali e culturali, ma non abbiamo diritto di offenderci più di tanto visto che la Santa Inquisizione ha deposto le armi solo sul finire dell’Ottocento.
Poi, durante l’oscuro anno 1816 (oscuro perché l’eruzione di un vulcano aveva reso il cielo di Europa grigio e impenetrabile per oltre un anno) un gruppo di amici, artisti, scrittori e poeti, si trova riunito per una vacanza in una villa sul lago di Ginevra. Tra gli ospiti ricordiamo Lord Byron con il suo medico personale/segretario John William Polidori ed il poeta Percy Shelley con la sua giovane amante Mary Wollstonecraft. Gli amici si sfidano a scrivere una storia dell’orrore da leggere poi davanti al camino. Polidori scrive Il Vampiro, primo romanzo sulla figura del nobile signore della notte; ma Byron si appropria della paternità del lavoro, spingendo Polidori al suicidio. La giovane e delicata Mary scrive Frankenstein, o il Prometeo Moderno e passa alla storia come Mary Shelley.
Frankenstein è un romanzo cardine del genere neogotico e non solo. Assistiamo qui alla volontà dell’uomo moderno di eguagliare le forze creatrici della natura; l’uomo, forte della sua conoscenza, della sua ragione, ha inizialmente la meglio sulla natura, ma poi teme il potere racchiuso nelle sue mani e lo rifiuta. Ma ciò che è stato creato non può essere distrutto, ogni azione ha una conseguenza e Victor Frankenstein, lo scienziato, l’uomo dell’Era dei Lumi, perderà la sua battaglia contro le forze irrazionali della Natura.
Simbolico, eh?
Per contro, Il Vampiro di Polidori presenta, nella figura del nobile vampiro, la fine dell’era dominata dalla nobiltà (che per vivere è costretta a succhiare il sangue delle masse) e l’inizio del potere della nuova borghesia.
Polidori è l’antenato di tutti gli autori che si sono cimentati, con alterne fortune, con l’immortale e affascinante figura del vampiro.
Lo seguono a ruota Joseph Sheridan Le Fanu con la sua conturbante Carmilla, a cementare definitivamente il connubio indissolubile tra vampiri e sensualità e, nel 1897, Bram Stoker con la pietra miliare rappresentata dal suo Dracula. Potete aver visto tutti i film esistenti tratti e/o ispirati a questo romanzo, ma se non l’avete letto non sapete nulla della vera storia del conte.

Siamo arrivati nel nuovo secolo, il Novecento e, come è naturale, il genere neogotico si è evoluto, frammentandosi in altri generi e sottogeneri.
Abbiamo il noir e il giallo, che proprio non sono la stessa cosa. Abbiamo la fantascienza e abbiamo l’horror.
Ma andiamo con ordine.
Il giallo e il poliziesco possono vantare illustri esponenti del calibro di Edgar Allan Poe (Monsieur Auguste Dupin) ed Arthur Conan Doyle (Sherlock Holmes), romanzi in cui l’indagine poliziesca si fonda e si fonde con la ben più complessa indagine dell’animo umano. Altro autore/indagatore dell’oscurità dell’animo umano è senza dubbio Robert Louis Stevenson che con il suo Dr. Jekyll e Mr. Hide ci mostra come la civiltà, la razionalità, sia solo un velo steso a coprire la mai sopita natura bestiale dell’uomo. Non dimentichiamo che proprio in questi anni nasce e prende piede una nuova branca della medicina: la psicoanalisi.
Ma Poe è ovviamente anche il padre del racconto orrorifico, quello che ti fa dimenticare che stai leggendo una storia inventata, nella tranquillità della tua camera e che ti trasporta nella casa degli Usher, nella cantina dove ti aspetta il gatto nero, nel manicomio in cui i matti hanno rinchiuso i dottori, nella tomba in cui ti hanno sepolto vivo...
Questa capacità di trasportati altrove è propria anche di Howard Philip Lovecraft, che oltre a scrivere racconti orrorifici ha portato il genere verso la sua naturale evoluzione fantascientifica.
Si sa che l’evoluzione, in quanto tale, non si interrompe mai. E così il Gotico, che aveva già dato vita al Giallo, al Noir, al Poliziesco, al Fantascientifico e all’Orrore (generi considerati di serie B dalla critica letteraria ufficiale, ma amatissimi dal pubblico di tutto il mondo) ha generato, negli anni 70 del Novecento, il Suburban Gothic. Chi sono il papà e la mamma del S.B.? Ma ovviamente Stephen the King ed Anne Rice! Anne Rice, la Regine delle Tenebre, autrice dell’infinita saga che ha avuto inizio nel lontano 1976 con un romanzo dal titolo... Intervista col vampiro! Sì, le avventure di Lestat e Louis continuano per almeno altri 15 volumi (per ora), fondendo orrore e sensualità a una spietata analisi della psiche umana e sovrannaturale, sempre e comunque alla ricerca del significato profondo dell’esistenza.
E poi King. Che dire? Se non lo avete mai letto non potete capire. Non potete neanche immaginare la profonda empatia che riesce a creare tra il lettore e i suoi personaggi, frutto di un’analisi psicologica che Freud levate proprio. Il tutto scaturisce sempre da un evento inaspettato, non necessariamente di origine sovrannaturale, tanto è solo lo spunto per analizzare e mostrare come reagisce l’animale uomo, come singolo e come membro di un branco, di fronte all’inaspettato, all’inspiegabile. Le reazioni possibili sono due e in aperta antitesi: o si da il meglio di se oppure il peggio. E King ce le mostra entrambe, senza esprimere giudizi.
Per concludere, andate in libreria e fate caso a quanti sono i romanzi direttamente derivati dal genere Gotico e semplicemente... sceglietene uno!

Monia Guredda nasce a Roma nel 1983. Consegue un’utilissima maturità artistica e un’ancor più utile laurea triennale in Arti e Scienze dello Spettacolo. Ama leggere, ama scrivere, ama vedere film e serie tv (che a volte chiama ancora “telefilm”). Organizzatrice di eventi letterari, giornalista pubblicista e scrittrice pubblicata, sguazza con maggior delizia nel genere horror (con una nota di ironia), anche se di tanto in tanto non disdegna incursioni in altri territori. Strega buona (quasi sempre) consulta con una certa regolarità i suoi fedeli tarocchi che a volte le danno delle dritte anche per nuovi racconti. Suoi racconti sono apparsi su Letteraturahorror.it, La Soglia Oscura, Watson e Tuga mentre il primo libro tutto suo è uscito per quelli di Edizioni La Rìa con il titolo “Puoi sentirli sussurrare”. Le è costata più fatica trovare il titolo che scrivere i 22 racconti presenti nella raccolta.



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