La congiura degli innocenti

Regia: Alfred Hitchcock
Interpreti: Edmund Gwen, John Forsythe, Shirley Maclaine
Anno: 1955
Produzione: USA

Trama

In un paesino del Vermont (U.S.A.), dove il ritmo della vita è estremamente lento e piacevole, in una stradina di collina spunta fuori improvvisamente il cadavere di un uomo molto conosciuto da quelle parti, un certo Harry Worp, e tutti i paesani che ci si imbattono danno la propria versione e teoria su quanto a loro modo possa essere accaduto. Qualcuno è addirittura convinto di averlo ucciso seppur accidentalmente.

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Recensione

Esempio di umorismo nero - piuttosto raro e apprezzabile - perché in fin dei conti tutta la vicenda ruota intorno ai problemi che crea la presenza del cadavere di un uomo, per giunta conosciuto da tutti. E infatti l’allegra brigata composta dai pittoreschi abitanti della piccola comunità agreste (il film fu girato veramente nel Vermont) si dà un gran da fare per cercare di spiegare come siano andati i fatti, con modalità ora apprezzabili ora del tutto sconclusionate.
Tre di loro sono addirittura convinti di averlo ucciso più o meno fortuitamente, con il tacco di una scarpa, con un colpo di fucile accidentale, con una bottigliata improvvisa.
Dopo aver realizzato autentici capolavori negli anni precedenti la casa di produzione diede carta bianca ad Hitchcock e questi diede vita ad un’opera se vogliamo ‘minore’ ma anche estremamente efficace, una chicca nella sua filmografia, una mosca bianca quanto soprattutto per le atmosfere dolci e sognanti e per il ritmo che sembra più di una commedia brillante che di un thriller. Tra l’altro fu il primo film per Shirley Maclaine, che già qui rivela le sue doti straordinarie di attrice brillante, prove generali per ‘L’appartamento’.

Alle atmosfere rilassate e ovattate contribuisce molto la colonna sonora del celebre Bernard Hermann, che da qui in poi firmerà un discreto sodalizio col grande regista.
Il film è davvero un unicum nella filmografia del grande Hitch, e il finale non fa che confermarlo sbalordendo ancor più lo spettatore. Il dottore sentenzia che di fatto non si è trattato di una morte violenta bensì di un malore, e mentre qualcuno trova anche il modo di innamorarsi per una nuova vita insieme, intorno al povero cadavere cala soavemente il sipario. Che in fondo il grande Hitch voglia dirci quanto si conta poco una volta cadaveri? Quanto sia effimera la vita? Quanto gli altri se ne freghino di noi? E’ probabile, umorismo nero finissimo anglosassone.
Voto: 8

Claudio Bacchi è nato il 04-12-1970 a Foligno (PG) ed ha sempre avuto una grande passione per la scrittura, coltivata come profondo interesse e non come occupazione principale. Laureato in Scienze Politiche, nel corso degli anni ha pubblicato numerose recensioni cinematografiche su vari siti web di settore e collaborato con la rivista "C'Era 2000" per brevi racconti. Nel 2000 pubblica il romanzo giovanilista "Pursauenghi poi bang", con la casa editrice Laurum, e in seguito fa stampare alcune centinaia di copie dell'altro romanzo "Salvala guitar", nel 2017. E' un grande appassionato di cinema, animalista e vegetariano.



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