Regia: Gareth Evans
Cast: Dan Stevens, Richard Elfyn, Paul Higgins, Bill Milner
Sceneggiatura: Gareth Evans
Produzione: UK/USA
Durata: 130 minuti
Anno: 2018
A inizio Novecento, Thomas si infiltra in una setta pseudo religiosa che gli ha rapito la sorella per estorcergli un generoso ricatto.
Con i due The Raid Gareth Evans si è guadagnato così tanto rispetto che viene difficile soffermarsi sui punti deboli di questo horror dal grandissimo potenziale che forse meritava un trattamento migliore. Tra folklore, stregoneria, occultismo, fango, sporcizia, sangue (e botte, naturalmente), addentrarsi nelle meccaniche religiose del culto in cui si introduce Thomas è ben più complesso del previsto: il film viene costruito con scene che presentano riti e cerimoniali sollevando interrogativi ma rimandando (a volte anche troppo) ogni spiegazione, molti personaggi vengono privati del tempo necessario per mostrare tutta la loro natura mentre si preferisce spendere parecchi minuti con flashback di grande potenza visiva ma di nullo interesse narrativo.
IL CANTO DI VETRO
Arizona. Un uomo si fa esplodere all'interno del centro di ricerca aerospaziale St. Lucy.
Palermo. Nell'ambiente della criminalità serpeggia il misterioso “Canto di Vetro”: è il nome di una nuova droga o il folle messaggio cifrato dei terroristi?
Un poliziotto dell'antiterrorismo indaga e scopre quanto è spaventosa la verità che collega questi due eventi. Il raffinato horror
di Francesco Corigliano è disponibile in ebook e cartaceo illustrato
Quando finalmente la storia posiziona tutti i suoi tasselli e riesce a ingranare, lo spettacolo è furioso e travolgente: Evans viene dalle arti marziali e non c’è scena di lotta dove non brilli il suo estro creativo nell’armonizzare pugni e strumenti di dolore inusuali.
La violenza prevale e diventa protagonista, le sequenze di tortura sono impressionanti e trapassano lo schermo. La trama rimane invece sempre in bilico tra sprazzi avvincenti e grosse parentesi nebulose, senza che per fortuna queste interrompano la terremotante vendetta di Thomas, nonostante la recitazione fin troppo febbricitante e sopra le righe di Dan Stevens.
Al costo di qualche mistero insoluto e di una contorsione narrativa non necessaria, l’enigma soprannaturale alla base della vicenda è valido e trattato da angolazioni tutt’altro che banali, Apostolo si macchia forse di un voler strafare quando la semplicità sarebbe stata la carta migliore da giocarsi.
Voto: 6,5
(Simone Corà)
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