Lasciami dormire

3° classificato al concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2019 - edizione 18

Il tizio fuori aveva ripreso a strillare come un pazzo.
Agitava le braccia e gridava. Parole, formule, forse insulti. Difficile a dirsi, visto che la lingua mi era sconosciuta.
Mi aveva svegliato, un’altra volta. E bisognava dargliene atto, ci stava mettendo l’anima. Se non avessi opposto un minimo di resistenza, ce l’avrebbe fatta a trascinarmi fuori da lì. Più alzava la voce e più sentivo i piedi scivolare verso l’esterno.
Rinsaldai la presa, affondando le grinfie nel soffice terreno del mio giaciglio.
Non che ci tenessi particolarmente, ma il posto era caldo, comodo e pieno di roba da mangiare. Alla mia età, ci si pensa due volte prima di rinunciare a certe comodità.
Ma quello insisteva. Grondava sudore, ansimava per la fatica, eppure non sembrava intenzionato ad arrendersi, quasi ne avesse fatta una missione personale. E dire che neanche lo conoscevo.
Con l’ultimo tentativo ci andò vicino, troppo vicino.

“Adesso basta”, mi dissi. Stava esagerando. Era giunta l’ora di mandargli un messaggio chiaro, o non mi avrebbe più lasciato in pace.
Per fortuna l’esperienza mi aveva insegnato qualche trucco. Feci pressione nei punti giusti e un denso getto di vomito lo investì in pieno, inzaccherandogli la tonaca nera, il colletto bianco e quel ridicolo legnetto a forma di T che stringeva tra le dita con inspiegabile convinzione.
“Se proprio ci tieni a stanarmi”, pensai con un ghigno compiaciuto, “dovrai impegnarti molto più di così”.

Davide Staffiero