L'attesa

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2014 - edizione 13

Sdraiata su un letto macchiato di sangue, guardo la sveglia: le ventitré e cinquantasei.
Comincia un’altra notte di attesa.
Da quando quel bastardo mi ha indebolita, drogandomi, non ho fatto altro che attendere. Rinchiusa in questa stanza per tre lunghissimi giorni, in cui quel pazzo ha continuato a tagliarmi, bere il mio sangue e abusare sessualmente di me per iniziarmi, con questi riti, al sacrificio per il sommo dio Baal.
Come potevo capire che quel ragazzo dal volto angelico, fosse un folle depravato che, come alibi per le sue perversioni, inscena riti fasulli invocando un dio dimenticato?
Mi sforzo di ricordare... Dopo la serata in discoteca mi ha portato in questa casa, isolata sulle colline, regalandomi la migliore notte di sesso della mia vita. La mattina seguente deve avermi versato qualcosa nel caffè, sono svenuta e...
Così è iniziato il mio incubo, fatto di torture e folli cerimoniali. Un’ora fa, evidentemente stanco di giocare, ha detto che mi avrebbe uccisa all’alba con il sorgere del sole.
Adesso il mio collo, il mio petto sono sporchi di sangue.
Il suo.

Lui è raggomitolato in un angolo. Non si muove più da cinque minuti.
Spero sia vivo.
Con tutto il cuore.
Voglio vederlo soffrire e impazzire di paura prima che muoia.
Alza lo sguardo, mi vede e ricomincia a piagnucolare inerme, con un braccio spezzato e il sangue che cola da numerose ferite.
Il porco non immaginava di aver rapito una delle ultime sacerdotesse di Bastet.
Ho aspettato trepidante questa notte di luna nuova, per potermi finalmente trasformare, come promessomi dalla dea, in una leonessa: letale e sanguinaria.
Morire dissanguato o sbranato da me, se solo osa avvicinarsi alla porta, sono le uniche scelte che gli concedo.
Agitando nervosamente la coda, lo osservo... e aspetto.
Senza fretta.
Ho tutta la notte davanti.

Paolo Spoto