Templi in fiamme

Il libero arbitrio, su questo si stava discutendo. Ogni essere umano è libero di scegliere.
Libero di decidere per il Bene o per il Male. Posto che si possa definire cosa sia Bene e cosa sia Male, in assoluto intendo.
Per alcuni, ad esempio, il Bene è rappresentato dallo sterminio fisico e ideologico dei suoi nemici, per altri, lo stesso concetto di Bene non è conciliabile con l'omicidio. Chi ha ragione? O forse è meglio chiedersi se una ragione vi sia!
Per alcuni ciò che è Bene e ciò che è Male dipende dalle circostanze, dalla situazione nella quale un individuo si viene a trovare, cosicché il concetto sia un continuo fluttuare tra la luce ed il buio.
Per altri ancora tutto è solo una questione di equilibrio: "la verità sta nel mezzo", "ne' troppo, ne' troppo poco", "ne' luce ne' buio; penombra!" L'equilibrio è sopra ogni cosa, nulla è solo Bene o solo Male, ma tutto è.
Indicare questo o quello come Bene o Male è comodo: rassicura, dà un appiglio nel mare della vita. Uno scoglio a cui aggrapparsi, una linea di confine tra la notte e il giorno per potersi riconoscere, per sapere dove si sia o dove si vorrebbe essere. Soprattutto, per sapere dove sono gli altri o dove vorreste che fossero.

Essere da un lato o dall'altro della linea di confine e poter guardare e riconoscere chi è dalla vostra parte, questo vi dà conforto. Questo vi permette di distinguere i "buoni" dai "cattivi", in un mutevole avvicendarsi di situazioni.
Ma se vi sbagliaste? Se quelli che credete essere Buoni non lo fossero? Se noi stessi, convinti di essere dalla parte del giusto, non lo fossimo?
Già! Come se non fosse mai successo!
Se non siete in grado nemmeno di definire queste cose, pilastri che vi guidano nelle vostre azioni, come potete definirvi liberi? Come potete avere l'ardire d'affermare che ognuno di voi ha il potere di decidere? Cos'è, allora, il libero arbitrio se non un'illusione alla quale aggrapparvi?
E' forse tutta una farsa per acquisire un potere, un potere che non ci si deve affaticare per avere, per il semplice fatto che lo si acquisisce per diritto alla nascita?
Certo è che il libero arbitrio è un solco, un confine al di qua del quale ci sono solo gli esseri umani, le scimmie parlanti. Tutto il resto è ricacciato di là dal solco.
Pensate quale potere immenso è il libero arbitrio! Nemmeno il Sole ce l'ha. Con la sua energia fa vivere il nostro pianeta e tutte le creature ma non è libero di scegliere, non può decidere nulla. L'uomo invece può. Anche davanti a Dio, l'uomo può.
Che fantastica illusione! Che illusione portentosa è mai questa? Può esistere una convinzione che dia più forza di questa? Bianchi contro neri, giusti contro ingiusti, liberi contro prigionieri, prigionieri del non avere il libero arbitrio. Prigionieri di chi quel potere ce l'ha e lo può usare, se vuole.
E allora cos'è l'Amore? Nell'Amore valgono forse le regole del libero arbitrio? Che fine fa quell'immenso potere di fronte all'Amore? Ammesso che esista e che anche questo non sia una pia illusione.
Chi sia mai, per sua sventura, incappato nell'Amore sa cosa intendo. Chi credeva nella superiorità della specie umana perché in possesso del libero arbitrio e sia inciampato, almeno una volta, nell'Amore ha sicuramente avuto un brusco risveglio. Posto che ci abbia riflettuto sopra con sufficiente onestà, con la masochistica caparbietà dell'introspezione oggettiva.
E pensare che prima d'allora, prima di quel tremendo viaggio dentro noi stessi sulla spinta dell'Amore e delle sue pene, si credeva che ci fosse più infinito al di fuori di noi stessi, e tutto ad un tratto l'infinito è racchiuso dentro di noi.
Ti guardi dentro forzato dalla sofferenza e capisci che una vita intera non ti sarebbe sufficiente per esplorare tutto quello spazio. Che incredibile forza è questo Amore? Distrugge l'illusione più grande e potente in un batter di ciglia. Sovrasta la potenza del Sole e fa inginocchiare l'uomo, anche davanti a Dio.
E se anche questo non fosse altro che un'illusione? Un'invenzione che traccia un solco ancora più profondo del precedente, un solco del quale nemmeno l'uomo sa vedere il fondo e i confini, un solco che mette la parola fine alla paura di non potersi più distinguere gli uni dagli altri? Ci siete dentro tutti, voi esseri superiori. Voi potete amare, tutto il resto no! Potete provare un tale sentimento senza poterlo controllare o dirigere tanto esso è forte. Privilegiati, ecco come vi sentite.
L'Amore è una prerogativa delle scimmie parlanti. Anzi, solo loro ne sono in balia e salta in secondo piano il libero arbitrio.
Tutto viene messo sotto il vostro giudizio, ogni cosa. Potete addirittura giudicare il Bene e il Male, finché non subentra l'Amore. Allora non esiste nè l'uno nè l'altro, per voi esiste solo quello: l'Amore.
Maledetto per l'eternità colui che si soffermasse anche solo per un istante a chiedersi se l'Amore sia Bene o Male. Se in questo coesistano in equilibrio la luce e il buio o se una parte domini sull'altra. Dannato sia chi si chiede cosa è "veramente" l'Amore e da dove viene, perdendo l'occasione di perdercisi dentro.
Esso non va definito, deve essere accettato senza domande, che comunque, con buona probabilità, non avrebbero risposte coerenti. Tentare di opporvi resistenza, sarebbe inutile, nonché, Male.
Ma chi ha provato l'Amore sa quanto questo possa ferire, anche fino a cancellare la vita. In balia di questo la ragione si annebbia e poi scompare. La sua forza ci può travolgere come un'onda di inimmaginabile potenza e spazzarci via, cancellarci senza lasciar tracce.
La sua furia mi ha colto in quel tempo e mi ha spezzato.
Nulla era più reale, nulla era più tangibile. Tutto era un rumore di fondo. E fu allora che compresi. Che trovai il "mio" faro guida. Proprio mentre quel mare in tempesta mi aveva trascinato lontano nelle acque più nere e tumultuose, dove la luce non può più arrivare e dove tutto, anche la morte, è meglio di ciò che ti circonda e ti riempie.
In quel frangente non fu la logica o il libero arbitrio che mi strapparono dalle viscere di quei potenti gorghi. Fu la scintilla vitale che mi spinse e mi diede la forza di continuare ad annaspare cercando la salvezza, anche se non vi era più speranza. Istinto di sopravvivenza? Panico?
Tutto accadde in una sola notte. Mentre il mondo dormiva tra profumati guanciali, nel silenzio della notte, la mia anima squarciava l'infinito con la forza della disperazione. Era l'ultimo grido di un essere agonizzante prima della morte, di un essere abbandonato. Ero solo e perso.
"Padre aiutami!" gridai.
Fu allora che capii. Fu in quell'istante che si accese in lontananza un faro. Debole certo, ma vero, almeno per me. Quel faro era un dubbio e allo stesso tempo era una certezza.
Io che non avevo mai chiesto aiuto a nessuno, io che mai mi ero rivolto al Dio dell'uomo bianco, ora lo avevo invocato. Nella disperazione avevo chiesto il suo aiuto, prostrandomi davanti a Lui.
Le mie domande sul perché l'Amore mi avesse ridotto a tale impotenza, a tali sofferenze, avevano avuto una risposta. Il Padre Eterno, il Creatore dell'Universo era la risposta.
Lui voleva piegarmi. Voleva le mie suppliche.
Ecco allora, mi fu chiaro il perché esistesse l'Amore e il perché fossimo stati creati imperfetti al punto da non poterlo contrastare. Fu chiaro anche perché, nonostante la consapevolezza di tanta potenza, si sia alla continua ricerca dell'inebriante piacere che questo ti può dare, seppur a caro prezzo.
Così ero stato fatto. Così ero stato voluto: imperfetto.
L'Amore è l'arma divina che può piegare me e che può piegare gli uomini, anche i più forti, al fine che si nutra il Creatore con la forza disperata delle nostre preghiere.
Questo, mi fu chiaro in quella notte.
Noi esistiamo perché Lui è solo e ha bisogno delle nostre preghiere. l'Amore, una potente arma per poterle ottenere e, nuovamente, addio libero arbitrio.
Il faro, la mia rabbia contro Colui che tanto aveva posto in opera affinché il disegno fosse compiuto. "Padre aiutami!" era l'obbiettivo. Queste parole, che uscivano da un'anima straziata e ormai quasi totalmente priva di forza vitale, racchiudevano tanta disperazione da squarciare i cieli, da solcare i secoli. Tanta forza da riecheggiare in eterno. Mai sarebbero state pronunciate se non in un frangente così estremo... e mai lo saranno di nuovo.
Fui fatto con un punto debole e lì fui colpito inesorabilmente, fino alla sconfitta. Io che non mi piego fui spezzato.
A tanto si era dovuto spingere per cavare energia dalla mia anima, fino al punto di rivelarmi l'arcano. Il vero senso della vita, il perché siamo qui e quale sia il nostro scopo.
Mi fu altrettanto chiaro che Lui ha bisogno di noi tutti più di quanto noi ne possiamo avere di Lui.
In quella notte senza Luna cominciai quindi la mia opera. La mia consapevolezza, raggiunta a così caro prezzo, mi aveva dato nuova forza. Come la Fenice che risorge dalle sue ceneri, dalla mia anima infranta si sprigionò nuova e vigorosa energia.
Fu in quella notte che bruciai il mio primo "Libro Sacro".
Poi ve ne fu un secondo e un terzo. Poi un Tempio e poi un altro.
Fino a che arrivaste voi.
Voi esseri inconsapevoli, ancora in balia dell'Amore e dell'illusione di sapere cosa è Bene e cosa è Male. Voi, afflitti dalla pigrizia che vi infetta, che vi fa porre dei segni distintivi sulle cose affinché possiate addormentarvi nel sonno dei giusti. Voi che mi imprigionate in questo luogo credete di essere nel giusto? Ciechi dinnanzi alla cruda realtà per apatica convenienza. Convinti di poter discernere il Bene dal Male.
E se vi sbagliaste?
Se vi sbagliaste tutti quanti?
Chi vi da la certezza di essere nel giusto? Avete dimenticato ciò che avete fatto in passato? Eravate forse nel giusto quando faceste penzolare da una croce di legni il figlio di Dio?
Ipocriti!
Ora vi commuovete davanti alla sua immagine accalcandovi come bestiame privo della consapevolezza delle sue azioni. Spinti da un fiume di scimmie parlanti che tanto vi conforta.
E che dire dell'Onnipotente? Anche da suo figlio, emanazione di Lui stesso, ha preteso un tributo. Quel giorno il Cristo trasudò sangue tanto la sua pena era grande. Tutto per Amore. Tutto per terrore. Sofferenza estrema nella solitudine più angosciante.
Voi mi giudicate per le mie azioni e il mio aspetto e mi nascondete alla vista degli altri. Tremate all'idea che la mandria mi ascolti e si sperda nel dubbio. Tremate al solo pensiero che tutto ciò in cui volete credere possa essere un'illusione. All'idea che vi sbagliate!
Ma se così fosse?
Perdereste il controllo!
Tutto sarebbe disordine a confronto di quello che voi chiamate ordine. Non avreste più un riferimento al quale aggrapparvi nel dubbio, dovreste azzerare tutto e ricominciare daccapo. Questa è la verità, il vostro Dio me l'ha mostrata per ottenere ciò che voleva da me, ciò di cui aveva bisogno. Ma per voi è meglio tacere questi fatti, è meglio segregare questo drago vecchio più di mille anni. E' meglio convincervi che in un simile essere non possa albergare la ragione e la saggezza dei secoli.
Ora andatevene, lasciatemi dormire i miei incubi. Andate, illudendovi di essere liberi solo perché non siete rinchiusi come me in una cella. Solo perché le vostre sbarre sono dentro di voi. Voi siete la vostra prigione, edificata con illusioni più solide di qualsiasi muro o sbarra che possiate mai concepire.
In quella notte divenni l'ultimo della mia specie. In quella notte divenni solo per l'eternità.
Non ho più nulla da dire ne' a Dio ne' tanto meno all'uomo.
Ora andate e lasciatemi nuovamente solo.

Luca Spennacchio