Pene

Vincitore del concorso "Premio Scheletri", 2017 - edizione 9

La testa della donna seguiva un movimento alternato, il genitale maschile scorreva al suo interno, come un pistone nel suo cilindro in un motore ben lubrificato.
Lo schizzo tiepido s’infranse sul palato. Poi, viscidamente, scorse giù, attraverso l’epiglottide e l’esofago fino allo stomaco dove i succhi gastrici fecero strage degli spermatozoi.
Insensibile a tutto questo, la proprietaria dello stomaco, pur mantenendo le labbra serrate, alzò lo sguardo incrociando quello dell’uomo legato sopra di lei. Vi lesse una rapida metamorfosi tra un’espressione di piacere e una di terrore.
Strinse.
I denti della donna s’avvicinarono e, quando gli incisivi superiori baciarono quelli inferiori, la piccola estremità si staccò, liberando lacrime di sangue che scesero tra le gambe.
Le grida dell’uomo non erano le più acute, erano semplicemente le più vicine, si mescolavano a centinaia di altre in una sinfonia continua. La donna sputò il contenuto della bocca nella cesta di vimini, insieme a tutti gli altri suoi gemelli.
Riaprì la bocca, senza però, questa volta, osservare il viso della figura maschile. Si avvicinò nuovamente alle gambe di lui. Lentamente la richiuse. Masticò con attenzione, assaporando la consistenza cremosa e il sapore dolciastro dei testicoli. Le gambe dell’uomo tremavano, sopraffatte dal dolore. Dalla sua gola i lamenti uscirono sempre più fiochi fino a cessare. Le membra si rilasciarono. Era svenuto.
Si sarebbero ritrovati il giorno seguente, lasciato il tempo ai suoi genitali di ricrescere, per poi tornare a essere recisi, come una rosa senza spine, dai denti di lei.
La donna leccò le labbra ancora grondanti dei due liquidi, quello candido e quello scarlatto. Poi avvampò. Spinse la mano in mezzo alle gambe. Vi ritrovò la fessura, calda e umida quanto basta. Fu questione di un attimo, un solo movimento delle dita. Nascose il suo ansimare, non avrebbe dovuto.
Pensò che, in fondo, la pena per le donne, lì nel girone infernale dei lussuriosi, non le stava poi così male.
S’inginocchiò nuovamente. All’altezza delle labbra un'altra estremità, quasi uguale alla precedente, era ancora rivolta verso il basso. Aprì la bocca.
La testa della donna seguiva un movimento alternato, il genitale maschile scorreva, al suo interno, come un pistone nel suo cilindro in un motore ben lubrificato...

Lodovico Ferrari