119 sono qui

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2016 - edizione 15

Maurizio era appena uscito dal lavoro, era felice perché di venerdì finiva la settimana, fare il magazziniere non gli era mai piaciuto, ma come molti altri lo doveva fare, di lavoro in giro non ce ne era molto nel 2016 ed a 47 anni era difficile trovarne uno nuovo e soprattutto pagato come il suo.
Dopo 17 anni era passato ad essere capo turno, ma non gli importava nulla, la sera quando usciva voleva solo tornare a casa, dalla sua ragazza e al suo hobby.
Modellismo, bamboline di legno con i capelli ed i vestitini di lana, tutte della stessa grandezza ma tutte diverse tra loro. Ne aveva 119
Quella sera cominciava l’autunno, e invece di andare subito a casa andò al negozio di modellismo, doveva comperare dei nuovi colori.
Quando scese dal tram si ritrovò in mezzo alla folla, cercò di districarsi, chiedendo permesso, e spintonando.

Maurizio andava avanti, con la sua età, con la sua casetta, con la sua macchina da lavare il sabato, con la sua fidanzata Marta, con le sue abitudini, le sue certezze, le sue angosce, i suoi incubi e le sue piccole soddisfazioni, tutte quelle belle bamboline sorridenti, che lui stesso creava, che gli davano brividi e gioie.
Marta ogni tanto lo consigliava sui vestitini o sui colori dei capelli a seconda delle stagioni. O delle idee.
Erano una coppia felice, nonstante tutto.
Marta la sua fidanzata viveva con la madre molto malata, si sarebbe trasferita un giorno a casa di Maurizio. Era solo questione di tempo, Marta ne soffriva molto, lui la amava e voleva bene anche alla sofferente madre.
Quella sera era solo e la bambolina, la 119 si svegliò.
“Ora sono qui, starò con voi...”
Maurizio riconobbe nella bambolina la voce della madre di Marta, che morì pochi secondi prima.

Ivano Cipollina