Le manine

Matteo, per piacere, ora vai a lavarti le manine, disse l’uomo ormai stanco di ripetere troppe volte quell’unica richiesta. Il bimbo, nonostante avesse solamente 3 anni, in quei giorni andava fiero di aver imparato a gestirsi da solo in bagno, cercando maldestramente di lavarsi il visetto, le mani, i dentini e a fare la pipì. Ma quella sera non ne voleva sentire e, temporeggiando, rimaneva attaccato al padre intento a giocare con la sorellina di qualche mese, nella sua nuova stanzetta.
- No! C’è una strega in bagno, e mi vuole mangiare.
Il padre restò attonito da quella risposta. Il figlio non era mai stato particolarmente sensibile a quelle paure, ed era la prima volta che lo sentiva esprimere simili timori, ma con i bambini le cose cambiavano da un giorno all’altro, ormai l’aveva imparato. - Matteo, le streghe non esistono. L’hai vista in televisione? chiese il padre, sorridendo. Aveva notato che per tutto il giorno aveva tenuto un comportamento strano, e a cena non aveva mangiato quasi nulla.
- No, è attaccata sul soffitto in bagno, come un ragno nero. Piagnucolò il piccolo.
L’uomo meditò dove il figlio potesse aver visto un’immagine simile, se in qualche libro dell’asilo o in qualche programma televisivo, restando ancora una volta stupito dalla fantasia del bimbo. Era quella una buona occasione per trasmettergli una lezione sulla sicurezza in se stesso e sull’autonomia.

- Facciamo così, fai tutto il corridoio, vai fino al bagno, accendi la luce e dai una sbirciatina, e ti prometto che non ci sarà nessuna strega ad aspettarti. Ti fidi del papà?
- No. Ho paura, vado con la mamma.
- La mamma è al piano di sotto e sta cucinando, Matteo. E io sono con Chiara e non posso muovermi. Vai da solo, noi restiamo seduti sul pavimento ti guardiamo da qua lungo tutto il corridoio.
L’uomo cercò di infondere sicurezza al figlio, sfoggiando il migliore dei suoi sorrisi e, passandosi la neonata sull’altro braccio, gli accarezzò la testolina. Il piccolo abbassò lo sguardo, si guardò i piedini e tentennò ancora per qualche istante e poi, rassegnato, guardò verso il fondo del corridoio. Prese a percorrerlo in maniera goffa, con quel pigiamino buffo che a lui faceva tanto ridere. Si fermò in mezzo al corridoio buio grattandosi una gamba, poi riprese lentamente la sua impresa coraggiosa fino a raggiungere la sua meta. Si mise in punta di piedi e accese l’interruttore e, dopo aver aperto la porta, mise dentro la testa scrutando su e giù. Tranquillizzato, entrò in bagno.
L’uomo, seduto con la neonata, sentì in lontananza lo sciacquone e ascoltò lo scorrere dell’acqua del rubinetto.
Poi, dopo qualche istante di silenzio, la Strega uscì.
Si pulì gli artigli sull’abito nero e, fissandolo, cominciò a saltare verso l’uomo con le sue zampe da ragno.

Fabrizio Mazzoccoli