L'odore

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2015 - edizione 14

Incenso. Incenso e acqua benedetta. Ho la casa affumicata e i pavimenti pieni di gocce, ma forse può funzionare.
Mi avevano avvertita, me l'avevano detto di non andare a rompere le scatole a chi riposa in pace, anche perché chi riposa in pace continua a farlo, per quanto tu cerchi di metterti in contatto in mille modi. Sono gli altri il problema.
Non pensate che sia una di quelle persone fissate con la religione, il paradiso, l'inferno e tutte quelle stronzate. No, non sono così. Sono atea fino al midollo, ma in questo momento posso assicurarvi che il mio non credere non cambia le cose: credo a quello che vedo, mi sono sempre detta, una specie di San Tommaso – sì, sono andata a catechismo da piccola – che non ci crede finché non ci mette il naso.
Tutto è cambiato quando mio marito e io, al settimo mese di gravidanza, siamo arrivati qui, in questo piccolo appartamento, di recente costruzione, ma con una storia alle spalle. Una storia che ha iniziato a perseguitarci non appena abbiamo posato la prima valigia sul pavimento: in quel preciso istante Lui è comparso.

All'inizio era solo una presenza, sempre più costante, poi è diventato un suono, ritmico, continuo.
Il suono mi è entrato nella testa, me ne sono liberata solo quando sono andata in ospedale per partorire.
Quando sono tornata, è tornato anche Lui. La presenza, il suono e poi... poi l'odore.
Da qualche giorno, ormai, convivo con l'odore.
Quando hanno chiamato dalla ditta di mio marito ho detto che si sarebbe preso un periodo di ferie per aiutarmi con il bambino.
Da due settimane, ormai, mio marito non si alza più dal letto.
Sono tornata dall'ospedale tre settimane fa.
Da due settimane, ormai, nella sua culla, mio figlio non piange più.

Federica Gaspari