Garden bug

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2014 - edizione 13

Terces, direttore della Real Entertainment, famosa azienda di simul games, scosse la testa e imprecò verso lo schermo. <<I dati sono allarmanti>>, tuonò rivolgendosi al suo sottoposto, <<l’infrastruttura su cui gira il codice è a rischio di compromissione imminente. Se salta tutto, passerà un sacco di tempo prima di poterla riutilizzare. Bisogna intervenire, ora!>>
<<Non lo avevano certo previsto quando lo programmarono>>, proseguì, <<il codice è praticamente diventato un virus. Ripararlo è pura utopia, negli anni i nostri tecnici, come ben sai, hanno provato invano esperimenti di ogni tipo. E’ giunto il momento di formattare tutto.>>
<<Ma i giocatori? Hanno pagato! Comunicargli l'interruzione del servizio, anche se da diverso tempo annunciato...>>, disse concitato Monos.
Terces lo interruppe con un gesto. <<Buone notizie>>, disse sfoderando un magnifico sorriso, <<mi hanno appena comunicato che la versione 2.0 è finalmente pronta. Un paio di giorni e l’installazione verrà completata. D’altronde come potrebbero aversene a male per un gioco che ormai è quasi ingestibile? E poi vedrai, le nuove funzioni l’hanno reso spettacolare. Ne saranno entusiasti.>>

<<Ottimo!>>, esclamò Monos, <<Possiamo dire addio al Garden Bug...>>
<<Bene>>, concluse Terces, <<procediamo, questa storia mi ha già seccato abbastanza.>>
Il direttore allungò la sua mano verdognola sul touch screen di Deus, che rispose con un immenso raggio di luce che si riflettè nei suoi grandi occhi neri. Seguì un rumore terrificante, simile a un potente squillo di tromba. Il generatore quantomagnetico si allineò alla frequenza del codice ed entrando in risonanza ne alterò la struttura. Come in preda a un micidiale cancro, il dna iniziò a replicarsi freneticamente e, tra urla disumane, ridusse Umanità 1.0 agli elementi di cui era composta, riportandola così, in pochi minuti, all’infrastruttura Terra da cui fu tratta.

Daniele Ross