Palle

Racconto per il concorso "Premio Scheletri", 2014 - edizione 6

Jacopo corre nella campagna polverosa alla velocità di chi insegue il battito del suo cuore.
- Era ora, che palle! - Paolo lo accoglie al luogo dell’appuntamento con la solita acidità poi muove la testa nella direzione di una torre di fumo che macchia l’orizzonte, oltre la muraglia del Campo.
- Hanno iniziato. Dopo aver distillato il Womi bruciano i cadaveri. Credo che lavoreranno con gli occhi d’ombra fino a che c’è luce. Col Sole pare siano meno incazzosi. Sei sicuro di voler vedere? È roba tosta!
La vergogna di essere l’unico della classe a non aver visto produrre il Womi con gli occhi d’ombra ruba la voce a Iacopo. - Sì!
I due ragazzini percorrono un lungo sentiero che costeggia la muraglia, alta oltre dieci metri, che circonda il Campo, abbandonano la campagna spelacchiata e arrivano a una serie di collinette ricoperte di alberi. Paolo si ferma alla terza collina e inizia ad arrampicarsi su un olmo.
- Stammi dietro e cerca di non farti male! S’inerpicano per alcuni metri fino a un gruppo di rami intrecciati che nasconde una crepa nel muro. Una feritoia lunga qualche decina di centimetri che domina l’interno del Campo.
- Ecco, guarda, quello è il Cubo – dice indicando il gigantesco dado di cemento grigio circondato da una foresta di pali e filo spinato che troneggia al centro della visuale.
- Dentro è pieno di zombi e di condannati a morte, che saranno nuovi zombi, e quello è il tunnel che conduce al patibolo – dice sghignazzando. Lo sguardo di Iacopo percorre tutta la lunghezza del tubo trasparente che nasce dal Cubo e si snoda per una decina di metri fino a una palafitta di legno che fa da base a una ghigliottina. Sulla palafitta sei guardiani in tuta e maschere bianche parlottano tra loro.

- Guarda! Sta uscendo un occhio d’ombra! - Iacopo osserva la figura ciondolante uscire dal Cubo e con passi incerti entrare nel tunnel. Brandelli di carne cadono dal corpo come a marcare il territorio. Le orbite sono due grosse caverne nere.
Le guardie aprono il tunnel dalla loro parte, lo zombi alza quello che rimane della testa, sembra annusare l’aria poi aumenta l’andatura verso i sei uomini.
- È attirato dal profumo della carne. Ora inizia la danza. Adesso mi piace – sussurra Paolo, lo sguardo dilatato dall’esaltazione.
Tre guardie afferrano lo zombi per le braccia, due gli assestano all’unisono violente bastonate alle gambe. Il mostro cade sulle ginocchia, l’ultima guardia spinge la testa nella ghigliottina. La lama scende famelica. I boia ignorano il mozzicone di testa e con gesti febbrili alzano il tronco appendendolo per le gambe al telaio della ghigliottina. I fiotti di sangue che escono dal collo si accumulano in un cilindro di metallo lucente.
- Sangue di zombi appena ucciso! La base per il Womi, l’antidoto contro il contagio del loro morso - Paolo si volta pensando di avere Iacopo al fianco, ma si accorge che l’amico è tornato a terra, inginocchiato tra il suo vomito.
- Che palle! Alzati che andiamo a prendere la nostra dose!

Andrea Cavallini