Storia d'amore... o quasi

Racconto per il concorso "Premio Scheletri", 2014 - edizione 6

Sono un egoista, lo ammetto.
Ma lo sei anche tu, perché te ne sei andata senza preavviso lasciando il tuo corpo perfetto qui, in bella mostra davanti ai miei occhi. Forse stai già camminando verso la tua serenità, ma non lo permetterò. Hai pensato solo a te e io farò tutto quanto è in mio potere per farti cambiare idea. Tutto.
Tu devi tornare a sorridermi, rimpicciolendo gli occhi castani che mi penetravano l'anima. Devi aggrottare la fronte e fare quell'espressione perplessa di quando non capisci qualcosa. Guarda invece i tuoi capelli adesso. Ti avvolgono la testa, senza il benché minimo movimento, senza che la cascata nera dondoli sulle tue spalle. Come farai adesso a scostarti quella ciocca ribelle davanti al viso, per poi incastrarla dietro l'orecchio? Come farò io senza quel tuo gesto della mano?
Guardati e guarda questo posto. Tu senza vita in un luogo così sterile che solo un obitorio può essere. Nessuna risata, nessun suono, nessun calore nel tuo corpo. Già, il tuo corpo.
Ricordi i nostri momenti intimi? Ricordi la passione che ci mettevamo, mentre eravamo una cosa sola? Io rivoglio quelle carezze sul mio petto, voglio sentirti stringermi la mano, voglio vederti spogliare. Non puoi portarmi via tutto questo. Non puoi.
Per questo mi sdraio nudo sopra il tuo corpo freddo adesso. Per questo spero di riuscire a farti tornare indietro. Per questo ora faremo l'amore. E lo faremo in due, perché non c'è altro modo.

Un vuoto di memoria. Non so dovi mi trovi, come sia arrivata in questo posto e perché. Prima di rendermi conto di essere nuda su un tavolo dalla superficie fredda e metallica, capisco che qualcosa dentro di me si sta rompendo, fisicamente. Sento il mio ventre pulsare, mentre qualcosa mi sta penetrando. Forse mio marito ha deciso di nuovo di scoparmi mentre stavo dormendo e ora mi ha svegliata. Ma non è un semplice sonno quello che mi separa dagli ultimi ricordi che lentamente riemergono. È qualcosa di più.
Sento un corpo sopra il mio. È ovvio che qualcuno stia facendo l'amore con me, se si può chiamare così. Il rumore di un respiro affannato mi è chiaro, pelle che struscia su pelle, facendomi cadere i primi strati di cute. Non provo piacere, ma solo fastidio, alimentato dalla sensazione che mi stia letteralmente rompendo. Il mio corpo sembra più fragile del solito.
Apro gli occhi.
Come pensavo. È mio marito che anche questa notte mi ha penetrata a mia insaputa. Ma adesso lo vedo con più intensità, come se la mia vista fosse più acuta per qualche motivo. Non dico niente; lo osservo. Vedo il sudore che gli cade dalla fronte, mentre il viso a occhi chiusi assume varie espressioni.
Improvvisamente ricordo tutto. I momenti prima della mia morte, l'evento fatale e, per qualche motivo, persino il viaggio fino all'obitorio e il discorso che mio marito mi ha fatto. Ricordo e mi viene fame.
Sorrido.
«Hai ragione.» gli sussurro, ma non mi sente. Nonostante la faccia buffa, sembra appetitoso. «Sono un'egoista.»

Alex Coman