Competizione

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2013 - edizione 12

Franco a scuola era il migliore, ma non sempre il più bravo. Capitava che, di tanto in tanto, riuscissi a prendere mezzo punto più di lui, anche se a costo di grandi fatiche e sacrifici.
Preso il diploma ci iscrivemmo a Medicina. Al test di ammissione mi superò di quattordici posizioni e, ai primi esami, ottenne votazioni più alte.
Ero stanco di stargli in coda, volevo batterlo, vincerlo, per questo la notte studiavo da autodidatta.
Quando quella sera entrai nel capannone, la mia cavia attendeva silenziosa sul tavolo da quattro giorni. Nuda. Supina.

Guardandola ripensai alla fatica di catturarla rispetto alle precedenti. Barboni e prostitute erano state prede facili e soggetti di studio tutto sommato piacevoli, ma per questa cavia tutto era stato più pericoloso e, ora, più impegnativo.
Il mio obiettivo era vincere lo schifo della putrefazione. L'anatomia umana mi era ormai nota, ma temevo che all'esame il puzzo di morte potesse bloccarmi, umiliandomi davanti a tutti.
Un odore dolce e malsano mi assalì fin dalla soglia, ma soffocando un conato continuai ad avvicinarmi al tavolo. Afferrai il bisturi e praticai l'incisione a Y, storcendo il naso e trattenendo il respiro. Ce la posso fare, mi dissi, ma quando sollevai la pelle morta il fetore fu più di quanto potessi sopportare. Mi piegai sulle ginocchia e vomitai la cena, il pranzo e la colazione.
Quando gli spasmi cessarono, mi pulii la bocca con il dorso della mano e sorrisi lanciando uno sguardo a Franco disteso sul tavolo. Nonostante tutto avrei preso un voto migliore.

Cristina