Zombie da compagnia

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2013 - edizione 12

Alla solita osteria, Vittorio, abbandonato al bancone, si scolava l'ennesimo bicchiere. Ubriaco da due bottiglie, attendeva senza saperlo la chiusura del locale.
Poco distante, l'oste prendeva l'ordinazione da un paio di uomini.
<<ALLA SALUTE!!>> Urlò confuso.
I tizi non si curarono di lui e continuarono a discutere.
A parlare con il padrone della bettola era un uomo solo. Bobo invece rimaneva in silenzio.
<<Sei pronto anche oggi?>> Chiese lo strano avventore all'oste.
<<Ovviamente>>.
Nella mano l'uomo stringeva una grossa fune con cui teneva al guinzaglio Bobo che veniva strattonato come un cane a ogni accenno di reazione.
Bobo aveva uno squarcio sulla guancia. Mostrava buona parte dei denti, sangue rappreso ovunque, occhi vitrei e infossati e una bava vischiosa che gli colava dagli angoli della bocca.
Bobo era morto.

L'uomo si alzò in piedi, tirò a sé quel morto vivente e lo spinse verso l'ubriacone. Vittorio, ottenebrato dall'alcol e dalla sorpresa, subì tutto senza reagire. Azzannato prima al volto e poi alla pancia scivolò a terra gorgogliando, soffocato dalle sue stesse emorragie.
<<Per un po' dovrebbe bastargli>>.
L'oste trascinò i resti del disgraziato presso il retro della locanda dove uno spazioso giardino ospitava una gigantesca teca di vetro piena di alberi e piante. Vi lasciò in fretta il cadavere e ne uscì subito.
<<Bisogna bruciarlo, idiota>> intimò il “padrone” di Bobo entrando in quella specie di serra.
La porta, però, gli si chiuse dietro.
<<Mi sono stancato di seguire te e tuo figlio>> confessò l'oste. <<Adesso ho un nuovo hobby>>.
Alcuni zombie, richiamati dalla carne viva, sbucarono da dietro la vegetazione. L'uomo cominciò a battere i pugni sul vetro implorando di essere liberato ma l'oste si era già accomodato sulla sua sedia preferita con una lattina di tè freddo in mano, pronto a gustarsi lo spettacolo del suo nuovo passatempo.

Domenico Maiolo