L'eterno ritorno dell'uguale

Fausto sbuffa sotto il sole cocente. A dispetto del clima sahariano, è metà marzo. Surriscaldamento del globo, dicono gli esperti alla tv. Fausto non ci capisce granché. Si limita a sbuffare e a bestemmiare. Sottovoce però, perché Rita non tollera la blasfemia. È lei che gli ha ordinato di vangare il giardino. Fausto ha obbedito senza dire niente. Nonostante la sua stazza da pugile e i suoi atteggiamenti da macho in pubblico, sotto sotto ha paura di sua moglie.
Per fortuna ho quasi finito, pensa. Ancora un paio di metri e poi potrà andare a stravaccarsi sul divano a guardare qualsiasi stupidaggine diano in tv. Sempre che Rita non gli trovi qualche altro lavoretto da fare, ovvio.
Grugnendo, Fausto spezza una grossa zolla di terra con un colpo rabbioso. Un serpentello, forse un biacco, è a pochi passi. Si crogiola al sole, il bastardo. Fausto reprime un moto di schifo. Se c'è una cosa che odia al mondo, sono i serpenti. Senza pensarci, alza la vanga e la cala di taglio sul biacco.
La povera bestia, quasi spaccata in due, si dimena e cerca la fuga verso il vicino fosso. Fausto infierisce ancora, e ancora. Alla fine il biacco, ridotto a poltiglia rossa e nera, non si muove più. Gli occhi piatti, congelati nella morte, hanno però una certa aria di sfida, quasi a dire: Non credere che sia finita qui.

"Mi sta dicendo che sono licenziato?"
Occhi sporgenti, bocca aperta, un filo di bava che cola sul mento: la faccia di Fausto non ha mai sprizzato intelligenza ma in questo momento sembra quella di un perfetto idiota.
Di fronte a lui, dall'altra parte della scrivania, la faccia del dottor Troiano è quella di un uomo perfettamente sicuro di sé. Mentre parla, non stacca lo sguardo dalle proprie unghie fresche di manicure.
"Purtroppo, come ti ho già detto, la situazione contingente ci costringe nostro malgrado ad attuare una drastica quanto dolorosa riduzione del personale in esubero."
Situazione contingente? Personale in esubero? A Fausto i paroloni complicati di Troiano fanno venire il mal di testa. "Dottore, io sono il capomeccanico," protesta debolmente. "Lavoro qui da vent'anni!"
"Lo so, e ti assicuro che sono costernato." Troiano alza gli occhi dalle proprie unghie e guarda Fausto con lo stesso interesse che riserverebbe a un vaso di gerani. "Adesso avrei una riunione. Finiamo di parlarne un'altra volta, vuoi?"
"D'accordo."
A testa bassa, Fausto si alza ed esce dall'ufficio.

 

***

 

Milena danza altezzosa sui tacchi, borsa in una mano e trolley nell'altra.
Gianmaria Troiano la segue senza sapere cosa fare. Il manager freddo e distaccato ha lasciato il posto a un piccolo uomo distrutto.
Quando Milena fa per uscire, si frappone fra lei e la porta.
"Fammi passare," dice lei.
"Senti, parliamone. Tu non puoi andartene." Il suo non è un ordine, è una supplica.
"Posso e lo farò."
"No... non è giusto. Io ho divorziato da mia moglie per te!" Troiano quasi balbetta, nel disperato tentativo di trovare un'argomentazione che le faccia cambiare idea. "Ti ho comprato questa casa!"
Il bel viso da modella di lei si raggrinzisce in una smorfia d'odio. "E tu credi che per questo io debba esserti riconoscente come una schiava? Ma ti rendi conto di quanto sei gretto, di quanto sei... noioso! Rassegnati, è finita!"
Troiano soccombe sotto quel fiume di veleno. Cade in ginocchio, gettando via anche l'ultimo brandello di dignità. "Ti prego, resta," singhiozza, la fronte contro il pavimento di marmo, "posso cambiare, farò tutto quello che vuoi..."
Con suprema indifferenza, Milena lo scavalca e oltrepassa la porta. Troiano sente il ticchettio dei tacchi sulle scale. Poi nemmeno quello.

 

***

 

La ragazza ha un bel corpo, ma quello che attira l'attenzione di Ahmed sono il trolley e la borsa che le ciondola lungo il fianco sinistro. È una preda troppo ghiotta per lasciarsela scappare. Specie in una sera di magra come questa.
Ahmed si tiene a una ventina di metri di distanza. Quando la vede attraversare un tratto di marciapiede poco illuminato, capisce che è ora di colpire. Accelera il passo, fino a portarsi a dieci metri.
Si guarda attorno. Nessuna macchina in vista, nessuno che spia dalle terrazze degli anonimi casermoni circostanti.
Senza fare rumore, si avvicina ancora. Cinque metri. Ahmed incassa la testa nelle spalle e tira su il cappuccio della felpa. Tre metri.
La ragazza rallenta d'improvviso, si volta, che si sia accorta di essere seguita? Con l'indifferenza dello scippatore navigato, Ahmed non si scompone e continua a camminare verso di lei. Quando è pochi passi, fa un salto e le strappa la borsa dal braccio.
La ragazza perde l'equilibrio e cade sull'asfalto. Nemmeno urla, tanto grande è la sorpresa. Quando lo fa, Ahmed si è già dileguato.
Due ore dopo, verrà falciato da un automobilista ubriaco.

Matteo Bigarella