La materia oscura

Racconto per il concorso "Premio Scheletri", 2013 - edizione 5

L'orrenda ferita che sfigura la mia faccia non è stata provocata, come tutti credono, da un’esplosione al laboratorio di fisica sperimentale allestito a casa mia, mentre tentavo di ricreare dei neutrini massicci. La verità è che io stesso mi sono infierito questa grave ingiuria. Il ricordo di quella sera brucia ancora vivido come le fiamme che consumavano i ceppi ardenti nel camino. Sottrassi al fuoco due tizzoni ardenti e, come Ulisse fece con Polifemo, invasato da una convinzione divina me li conficcai negli occhi. Mi sforzai immensamente di non gridare, stringendo i denti fino a scheggiarli e contraendo intensamente ogni muscolo del corpo per impedire all’atroce dolore di non lanciarsi fuori dalle mie labbra, la sclera liquefatta che solcava le mie guance come lacrime di materia purulenta. No, non ero pazzo e nemmeno ebbro. L’ho fatto perché allora appariva l’unica, disperata ancora di salvezza. La materia oscura era per me un’autentica ossessione; bramavo ardentemente di capirla... volevo vederla! Tuttavia, era talmente sfuggente che volli tentare di mescolare la scienza con l’esoterismo più oscuro e proibito.

Possa essere maledetto il sadico demone che accettò di concedermi la rivelazione di un tale inenarrabile orrore! I miei occhi furono in grado di percepirne lo spettro elettromagnetico, invisibile a qualsiasi altra creatura e la mia vita divenne un insostenibile tormento. Essa si trova ovunque, dal più cristallino dei cieli terrestri fino alla più devastante singolarità dei buchi neri; tuttavia, l’aspetto spaventoso non è la sua inquietante onnipresenza, bensì il fatto che non è inanimata: Essa vive! È il marcio residuo fossile del terrore che ha infestato mille altri universi, la causa del decadimento fisico della materia, la violenza che scorre nelle vene di ogni essere. Essa è una sconfinata creatura maligna che si contorce in un’oscena e spaventosa danza attorno alle più tremende catastrofi che ella stessa provoca e la sua inconcepibile visione instilla la pazzia! Se in questo estremo frangente ripenso a quanto ridicola è stata la mia vana speranza di fuggire dall’incubo, non posso provare altro che scherno e derisione per la mia fragile e ottusa natura umana. Come ho potuto essere davvero convinto che sarebbe bastato eliminare gli occhi fisici per liberarmi della capacità di vedere? Essa continua a perseguitarmi invadendo i miei pensieri, forse addirittura scorrendo all’interno delle connessioni neurali del mio cervello e sprofondando ininterrottamente i miei sensi nel terrore! Nessuno capirà quanto sto per compiere, ma non appena avrò premuto il pulsante rosso la pressa idraulica che sovrasta la mia testa maciullerà anche gli occhi della mente, liberandomi da questo inferno. Eppure non sono tranquillo. Per la prima volta nella mia esistenza spero ardentemente che non vi sia alcuna vita dopo la morte: non oso immaginare l’eterna afflizione a cui sarei condannato se Essa dovesse impregnare anche l’Aldilà!

Mauro Polacco