Il maestro

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2012 - edizione 11

Pioveva a dirotto quando vidi il Maestro con questi miei occhi. Era vestito di un lungo soprabito nero, il quale lasciava intravedere una camicia ormai ingrigita. I pantaloni di velluto grezzo terminavano lungo un paio di scarpe a punta, mentre sul capo portava uno di quei cappelli che andavano molto nei primi anni del ‘900. Quando mi accorsi di Lui fece un piccolo cenno con la testa e, muovendo lievemente il bastone che teneva con la mano sinistra, mi invitò ad inginocchiarmi. Ero ammaliato da quella figura, incantato: i suoi occhi neri mi catturavano e mi mostravano un profondo mondo, infinito e potente. I suoi denti erano ingialliti e comodavano dentro un sorriso macabro, un sorriso di sfida verso tutto il mondo.
“Hai delle interessanti qualità”, mi disse; “Voglio che tu svolga dei compiti per conto mio.

Ti insegnerò l’arte dell’inganno, ti mostrerò come scatenare tempeste e gettare il male sui raccolti. Tu mi pregherai ed ogni giovedì andrai con i tuoi fratelli e le tue sorelle nel bosco, dove io mi farò trovare per darvi nuove istruzioni e nuovi insegnamenti.”
“Perché io?”, risposi. Il Maestro replicò: “Non credere di essere migliore di altri. Ti accorgerai di quanti miei figli esistono. Ve ne sono nascosti in ogni grossa città, in ogni paese come in ogni porto di mare. Taluni lavorano per me, altri per le mie Sorelle. Allora? Ci stai?”.
Ero stupefatto, ma deciso a seguirLo. “Certo che ci sto” dissi, “ma dove sta l’inghippo? Quale sarà il prezzo da pagare per essere tuo discepolo?”.
Egli sorrise e si voltò per andarsene, svanendo lentamente nella notte; poi, d’un tratto si girò e mi guardò: “In cambio otterrò delle anime. Le anime immortali di tutti coloro ai cui farai leggere questa storia”.

Daris Poltroneri