Anche quella sera ero da solo. Certo, sopportavo a malapena me stesso, come 
    potevo sopportare gli altri e pensare che loro potessero sopportare me? E 
    infatti non lo pensavo. In realtà vivevo ormai isolato da qualche anno e non 
    correvo alcun rischio di interazioni sociali. Ero chiuso al mondo esterno ed 
    il mondo era chiuso a me. Di donne neanche l’ombra, neppure l’affetto di un 
    cane. Solo Jameson e qualche volta Jack si intrattenevano a farmi compagnia. 
    Non che fossi alcolizzato ma loro erano buoni amici, mai mi lasciavano da 
    solo con i miei problemi.
    Era la notte di Halloween e pur vivendo nel popoloso quartiere di Qaqortoq 
    nessun ragazzino bussava alla mia porta pronunciando poi la classica frase ‘dolcetto 
    o scherzetto’... forse già sapevano che non avrebbero ricevuto nessun 
    dolcetto e che neppure lo scherzetto avrebbero potuto fare, dato che nessuno 
    mai avrebbe aperto loro la porta. Infatti, nessuno suonò o bussò al mio 
    capezzale.
Decisi allora di uscire, erano anni che non lo facevo e quella 
  sembrava proprio la serata adatta. Anche senza maschera sembravo un vero 
  morto vivente, un fantasma, non avevo bisogno di trucco o travestimento; se 
  qualcuno avesse potuto vedere la mia aura sono sicuro si sarebbe realmente 
  spaventato persino la notte di Halloween. Non so perché mi comportai a quel 
  modo, cominciai a bussare alle porte di più abitazioni insieme con i bambini 
  senza alcuna vergogna. Forse volevo solo sentirmi vivo la sera dei morti, 
  certo è che nessuno si curò minimamente della mia presenza.
  Da quel momento non ho più ricordi, fin quando stamane, giorno di 
  Ognissanti, ho letto sul più importante quotidiano locale questo titolo: ‘Trovato 
    cadavere di un trentenne in avanzato stato di decomposizione’. La mia 
  anima inorridì, stavo leggendo il mio necrologio...