Il patto

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2012 - edizione 11

Diluvia. Noi corriamo veloce, in moto, in fuga da quell’orrore. Il cuore mi scoppia nel petto. La pioggia vuole lavarci di dosso i peccati. Lui così teso ad un tratto sembra rilassarsi, dallo specchietto vedo affiorare un sorriso. Lo stringo. Ho paura. Siamo sporchi di sangue e violenza. Il rituale è stato compiuto. L’amplesso, poi le abbiamo tagliato la gola. Ho pianto in silenzio mentre Lui le leccava i polsi violati. Le ha strappato il cuore e me l’ha consegnato. Mi ha baciato con la bocca colma di sangue. In ginocchio su quel pentacolo Lo abbiamo chiamato, pronunciando antiche promesse. Ho chiuso gli occhi un’istante. Poi gelo, silenzio, buio. Siamo fuggiti. Ci aveva ascoltati. A casa Lui ancora tace. Sorride e si guarda le mani. “Non lo senti?” mi chiede. “Non lo senti il potere?”. Lo fisso sconvolta. Mille pensieri affogano nella mia testa, annegando in una palude di rimorsi.

Il suo viso deformato e trionfante, spaventosa maschera. “Cosa abbiamo fatto?” sussurro. Lui ride, forte, indecente. Io inorridisco. La follia ha il volto delle persone che ami, penso mentre lascia la stanza. Il patto che abbiamo suggellato ci ha condannati. La dannazione è il prezzo che pagheremo. Lo raggiungo, i suoi tratti nuovamente familiari. Il suo sguardo mi avvolge. Stringendomi giura nessuno ci farà mai male. E’ notte, il buio ingordo mi vuol divorare. Un odore dolciastro invade la stanza. La nausea mi investe. Accendo la luce. Quello che i miei occhi sono costretti a guardare mi fa quasi impazzire. Il suo corpo in brandelli ed io coperta di sangue. Il suo cuore al centro del letto, un coltello a spaccarlo a metà. Un pensiero soltanto mi invade la mente, io non voglio vedere. Mi strappo gli occhi e li ingoio. Rauco un suono mi nasce in gola. Rido...

Wedra