Happy birthday

Racconto per il concorso "Premio Scheletri", 2012 - edizione 4

Happy Birthday to you... happy birthday to you...
Anna si affacciò alla porta della stanza di sua figlia. L’enorme orso di peluche che la nonna aveva regalato alla piccola per il compleanno faceva bella mostra di sé sulla sedia a dondolo accanto al letto, nella stanza illuminata appena, la zampa destra con l’adesivo rosso press here abbandonata lungo il fianco. Di nuovo, Anna non vide niente di strano. Eppure da ore l’orso intonava ogni tanto quel ritornello gracchiante, come se avesse vita propria.
Si era chiesta se il peluche non avesse un difetto di fabbrica, ma non aveva dato problemi nei giorni precedenti. Entrò e si accostò al letto, poi vi si sedette dubbiosa. La finestra era chiusa e non c’erano spifferi, ma come avrebbe potuto un alito di vento essere sufficiente a premere un pulsante?
Nella stanza in penombra la figura dell’orsone proiettava un’inquietante ombra allungata sulla parete di fronte. Anna distolse lo sguardo, cercando di scacciare quel pensiero, e tornò ad esaminare il giocattolo accanto a lei. Un brivido improvviso le corse lungo la schiena: una manina bianca stringeva la zampa destra del peluche.

Happy Birthday to you...
Folle di terrore, senza riuscire ad emettere suono, Anna corse fuori dalla stanza, poi per le scale, fino alla cucina con gli occhi sgranati e il cuore in gola.
“Che c’è mamy?” chiese Sara preoccupata, posando la sua merenda “hai visto il bambino morto?” Anna si guardò indietro come se qualcuno la stesse inseguendo. “Hai visto che ha gli occhi vuoti mamma? Oggi è il suo compleanno, forse si sente solo”.
Anna non ricordò mai cosa successe negli attimi che seguirono. Poco dopo era davanti alla portineria con Sara stretta tra le braccia, le guance rigate di lacrime. Fissava la fiamma della candelina accesa davanti alla foto di un bambino, morto in quel palazzo un anno prima, proprio il giorno del suo settimo compleanno.
Mentre la sua anima sprofondava nel buio, una gioiosa risata infantile fece eco nella tromba delle scale.

Maria Cristina Lenti