Carattere ereditario

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2011 - edizione 10

Sorridi senza rendertene conto. Lo schiaffo della mamma è olio bollente sulla pelle.
«Il riso abbonda sulla bocca degli stolti!», grida spaventata, e picchia a ogni parola. Lo fa sempre.
Allora smetti, simuli il broncio. Intanto, la televisione continua a discutere di morti, di incidenti e di persone insanguinate che vanno all’ospedale.
Devi morderti l’interno delle guance o non riesci a stare serio.

 

Raccoglievate le ciliegie, quelle buone erano in alto. Te l’avevano detto di stare attento.
Ti sei rotto la testa.
Mamma e papà hanno gridato, ti hanno preso tra le mani. E tu che sorridevi!
Quanto ridevano, loro, quanti baci ti hanno dato.
Eravate felici.

 

Tanto lo sai che non si muore, che è una bugia per farti stare buono, ma la mamma non deve scoprirti. Potrebbe arrabbiarsi, correrti incontro per gridarti stolto, e tu devi fare il bravo perché aspetta un fratellino.

Allora, ti sei buttato sotto un treno. Scricchiolavi e vedevi il mondo all’incontrario, però ti sei rialzato subito e hai sorriso. Ma non la mamma, no. Lei ha iniziato a piangere, l’espressione strana. Tremava.
Quando sei guarito, hai provato anche con le macchine. Niente, non le piacevi più.
La notte sogni il suo bel viso che sbarra gli occhi e comincia a urlarti brutte cose.

 

Ora, appoggiato al davanzale, guardi in basso. Non riesci proprio a smettere di ridere.
Papà l’aveva detto di stare attenti a sporgersi. Non è colpa tua, no, è stato un incidente come quelli alla tv.
La pancia di lei si è sgonfiata. Un animaletto è scivolato fuori dai pantaloni laceri, piange da ore nel liquido coagulato che le ricopre il bassoventre e con un rumore pastoso sembra volersi alzare in piedi. Non importa, andrà tutto a posto.
Tanto, tra poco mamma si rialza. Sorriderà.
E sarete felici, come una volta.

Alessandro Cal