Scontro generazionale

“Aiuto...”
È un mormorio appena percettibile, ma per l’udito finissimo di Edward Cullen è più forte di una sirena antincendio. Una sola parola, cinque lettere che risuonano di terrore primordiale. Edward Cullen riesce a fiutare la paura. Quella nella voce e la sua. Guarda il velo compatto di nebbia che lo circonda, concentrato come un maratoneta che attende lo sparo dello starter.
“Aiuto!”
Niente bisbigli stavolta. L’urlo è una coltellata che fende il silenzio. Edward si getta all’inseguimento degli ultimi brandelli di eco, il tonfo dei passi inghiottito dalla nebbia. Sa che non dovrebbe offrirsi così sventatamente al pericolo. Non quando è in corso una guerra contro i licantropi.
Non dopo quello che hanno fatto a Jasper.
Il suo dovere, come gli ripete sempre Carlisle, è quello di restare a casa, a proteggere Bella.
Vero, ma l’estasi della caccia e la sete di vendetta difficilmente si conciliano con il buon senso. L’immagine del corpo devastato di Jasper (dei pezzi di corpo, sarebbe meglio dire) si è stampata in maniera indelebile nelle retine di Edward. Un’immagine che gli annebbia i pensieri e gli fa ribollire il sangue.
Edward termina la sua corsa davanti a un vicolo cieco. Accoccolata contro il muro sudicio, una ragazzina. Ha il viso nascosto tra le braccia e indossa soltanto una vestaglia bianca.
Edward si avvicina con cautela. La ragazzina non dà segno di notarlo.
“Stai bene?”
Nessuna risposta.
“Sei tu che hai urlato?”
La ragazzina mugola sommessamente, ma non alza lo sguardo. Ha i capelli corvini che mandano riflessi d’argento, come se fossero illuminati dal sole.
Edward non si dà per vinto. “Come ti chiami?”
La ragazzina alza la testa e gli pianta in faccia due occhi di brace. La bocca è coperta dalle braccia ma Edward non fatica a immaginarla piegata in un sorriso beffardo. “Carmilla,” risponde.

Edward fa un passo indietro, sorpreso suo malgrado, e con la spalla urta qualcosa.
Non fa in tempo a girarsi e capire cosa. Una puntura improvvisa al collo, un bruciore che si irradia nel corpo, e Edward si ritrova a terra, dimenandosi in spasmi involontari.
“Sarete anche invulnerabili alle croci e ai paletti di frassino, voi vampiri delle nuove generazioni, ma neppure voi sapete resistere a una scarica da cinquantamila volt.” La voce è acuta, sgraziata, sa di unghie che grattano su una lavagna. Attraverso la patina di lacrime Edward vede che il proprietario della voce è un omuncolo deforme, con orecchie da pipistrello e mani simili ad artigli. Nella destra stringe un taser.
Edward prova a rialzarsi ma la ragazzina lo anticipa e gli assesta un calcio nelle palle con inaspettata violenza. Edward vede macchioline nere danzargli davanti agli occhi. Dolore che si aggiunge a dolore.
L’omuncolo scoppia in una risata sguaiata. “Brava, Carmilla. Ma devi metterci un po’ più di forza,” e alza anche lui una gamba. “Ti faccio vedere io...”
Una voce sconosciuta: “Fermo, Nosferatu. Ti ricordo che il signor Cullen ci serve vivo. Almeno per ora.”
Nosferatu si fa indietro con l’aria deferente di un maggiordomo impeccabile e Edward può vedere il nuovo arrivato. Alto, mortalmente pallido, avanza senza toccare il bianco lattiginoso che lo attornia, quasi che sia la foschia stessa a ritrarsi inorridita al suo passaggio. È inguainato in un completo d’alta sartoria e sulle spalle porta un mantello vermiglio. Prima ancora che si presenti Edward lo ha riconosciuto.
“Lieto di conoscerti, Edward. Sono il conte Dracula. E temo che tu sia caduto nella nostra trappola.” Dracula si gira verso la ragazzina. “Sei stata fantastica come al solito, tesoro.” Carmilla manda un gridolino di felicità e corre a strusciarsi languida contro il fianco del conte.
Edward osserva senza dire nulla, incapace di credere a ciò che vede. E capisce. Non sono stati i licantropi a fare a pezzi Jasper. Sputa la domanda che gli sta corrodendo le budella: “Perché mi fate questo?”
Dracula lo guarda con pena per un tempo che pare eterno, poi scuote la testa con fare melodrammatico: “Perché? Hai anche il coraggio di chiedermi perché, miserabile insetto? Un tempo la gente si faceva il segno della croce e si raccomandava a Dio al solo sentir nominare la parola vampiro. I vampiri infestavano il sonno dei dormienti e li facevano svegliare madidi di sudore e pazzi di terrore! Ma adesso, per colpa di vampipparoli come voi...” e il volto gli si raggrinzisce in una smorfia di disgusto spaventosa “... adesso i vampiri sono visti come dei bellimbusti depilati dall’animo candido, ridotti a rango di protagonisti dei sogni bagnati delle quindicenni. Ma le cose cambieranno, te l’assicuro.”
Dracula si concede una lunga pausa studiata ad arte prima di riprendere. “Dato che la notte è breve, soprattutto per noi vampiri, salterò i convenevoli. Dimmi dove si nasconde la tua famiglia.”
“Mai!” ruggisce Edward.
“In tal caso,” sospira Dracula, e il suo tono è quello di un uomo veramente dispiaciuto per quel che sta per dire, “dovrò chiedere al buon Nosferatu di andare a prendere la sua motosega e di sbizzarrirsi un po’ con te. Sai, è così abile che riesce ad amputare gli arti senza uccidere le vittime, così l’agonia si protrae. Tuo fratello ha resistito per delle ore.”
Edward vede Nosferatu umettarsi le labbra e non gli piace per niente. Deve sforzarsi per non far tremare la voce. “Però non ha tradito.”
“No, infatti. Ma ha urlato dall’inizio alla fine. Vuoi imitarlo?”
La voce di Dracula è insieme stucchevole e spietata, come una lametta da barba nascosta in una fetta di torta. I suoi occhi sono fari alogeni che trapanano la testa di Edward come se volessero spaccarla in due. Pensa ai suoi genitori, ai suoi fratelli, a Bella. E prende la sua decisione.
“No!” Con una forza di volontà che credeva di non possedere Edward si alza in piedi e, non senza fatica, si strappa di dosso i dardi del taser che ancora erano conficcati nel suo collo. “Tu sei un pazzo, un’anticaglia del passato. Tu, tu... miserabile brutta copia di Bela Lugosi!”
Dracula resta interdetto, le parole del giovane vampiro lo hanno colpito con la forza di uno schiaffo. Dà l’impressione di non sapere cosa fare, ma è un’impressione effimera, e Edward lo capisce troppo tardi. Lo capisce solo quando Dracula scosta con disinvoltura una falda del mantello e gli punta addosso quella che ha tutta l’aria di essere una pistola mitragliatrice Uzi.
Il viso del conte è una maschera bianca, ad eccezione di due macchie rosso rubino sulle gote. “Come osi? Io, il principe delle tenebre, non tollero...”
Non termina la frase perché Edward sceglie quell’istante per scagliarsi contro di lui, le mani pronte a stringere il suo collo, i denti digrignati in un ringhio di sfida.
Dracula schiaccia il grilletto, e Edward inizia a ballare una macabra tarantella a ritmo di Uzi, spruzzando sangue e schegge d’ossa sul selciato e sulla vestaglia immacolata di Carmilla. L’Uzi smette di abbaiare e il corpo di Edward, adorno di una nuova collezione di buchi, sfida per un attimo la forza di gravità, per poi arrendersi e cadere all’indietro verso il muro, dove si posa con uno sciacquio umido. Pare una marionetta a cui sono stati tagliati i fili. A intervalli regolari gli cadono dai capelli delle goccioline di sangue misto a materia cerebrale.
Dracula fa ampi respiri affannosi, come se avesse fatto una lunga corsa invece di premere soltanto un grilletto. Osserva concentrato dapprima la sottile lingua di fumo che si solleva dall’arma che tiene in mano, poi il cadavere di Edward accartocciato su se stesso. Si sposta infine sui due complici, quasi a cercare approvazione o a sfidarli a dire qualcosa. Nosferatu e Carmilla abbassano il capo, intimiditi. Conoscono il loro capo da secoli e hanno imparato a temere i suoi repentini scatti d’ira.
Stavolta gli passa in fretta. Dracula rinfodera l’Uzi, si passa una mano sui capelli imbrillantinati e accenna un sorriso. “Non importa, ragazzi. Non importa. Abbiamo altri modi per arrivare all’allegra famigliola. Nosferatu, saresti così cortese da frugare nelle tasche del signor Cullen e portarmi il suo cellulare?”
Nosferatu non se lo fa ripetere due volte e si affretta a eseguire l’ordine.
Il cellulare ha lo schermo crepato ed è impregnato di sangue, ma è intatto. Dracula sfoglia la rubrica elettronica fino ad arrivare a Bella e le invia un messaggio che recita:
SN EDWARD, KASINO ASSURDO. TROVIAMOCI DAVANTI SQUOLA, TI SPIEGO TT. TVTB
Osserva con soddisfazione il telefonino, poi lo spegne e lo infila in una tasca interna dell’elegante completo.
“Andiamo, ragazzi. Non vedo l’ora di incontrare i Cullen. E Bella.” La furia di pochi secondi prima sembra già lontana. Adesso sogghigna apertamente, e lascia intravedere il candore dei canini. “Anche se temo che non sarà più molto bella dopo che avremo finito con lei.”

Matteo Bigarella