Il custode

Racconto per il concorso "Premio Scheletri", 2011 - edizione 3

Stai per chiudere il cancello quando ti accorgi delle due vecchiette.
- Signore, il cimitero sta chiudendo – ti affretti a dire.
Sei stanco, infreddolito e hai fame.
Le donne si avvicinano. Sono vecchie, molto vecchie. E davvero brutte. Ti domandi come facciano a reggersi in piedi.
Ti pregano di potersi attardare dieci minuti. Vengono da molto lontano.
Sbuffi. Quasi ogni giorno sei costretto a sorbirti queste storie. A te non importa. Tu hai un orario di chiusura da rispettare. E non puoi impietosirti.
- Dieci minuti. Non di più! – rispondi, un po’ infastidito.
Le vecchie fanno una smorfia di approvazione, ti ringraziano e si avviano all’interno.
Ne approfitti per posare alcuni attrezzi e chiudere una cappella. Nel frattempo borbotti tra te e te. Ma perché non vengono la mattina? Cos’hanno da fare a quell’età?
Torni all’ingresso e resti sbigottito.
Le donne adesso sono molte di più. Una decina. Una più vecchia e brutta dell’altra. Sono posizionate in cerchio e ti stanno aspettando. Ti viene da imprecare.
- Cosa state facendo? Il cimitero è chiuso! -
Una di loro si avvicina lentamente, aiutandosi col bastone. Sembra voglia confidarti qualcosa. Invece tira fuori uno spray e te lo spruzza dritto negli occhi. Non vedi più nulla. Cerchi di urlare, ma in un attimo tutte ti sono addosso. Ti colpiscono alla testa e all’addome. Poi ti legano e imbavagliano.
Vedi solo ombre e sei stordito. Cosa vogliono da te?
Ti trascinano per alcuni metri. Vicino a una fossa. Un po’ più in là c’è un pentolone acceso sul fuoco. Sul selciato una bara scoperchiata e a terra un cadavere.
Il terrore ti assale. Apri e chiudi gli occhi più volte. La vista sta tornando. Non riesci a credere a quel che vedi.

Le vecchie prendono il corpo esanime. Una di loro tira fuori un coltello e apre il cadavere all’altezza dei reni. Preleva qualcosa di simile a del grasso animale e lo getta nel pentolone.
Ti rendi conto di star urlando, anche se imbavagliato. Gli occhi di fuori e il viso deformato dalla paura. Ma nessuna ti presta attenzione. Cerchi di divincolarti, ma non c’è nulla da fare.
Una vecchia sta girando lentamente l’infuso. Come fosse la minestra per i nipotini. Quando il miscuglio è pronto ne vedi alcune bere a turno. Pochi istanti e cominciano a mutare forma. Fino trasformarsi in donne bellissime. Alcune brune, altre bionde. Tutte con corpi magnifici. E con uno sguardo ammaliante.
Ridono e ballano. Felici.
Quelle che ancora non hanno bevuto ti guardano. Capisci subito. E urli come mai hai fatto in vita tua. Ma nessuno ti ascolta. Nessuno ti viene ad aiutare.
Ti pugnalano all’altezza del rene. Vedi una di loro infilare la mano all’interno del tuo corpo. Poi tutto diventa confuso. Stai perdendo i sensi. Stai morendo.
L’ultima cosa che vedi sono dieci bellissime ragazze che si avviano all’uscita ridendo e cantando a squarciagola.

Lorenzo Marone