Occhi rossi

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2010 - edizione 9

Una sera qualunque scesi in strada per gettare l'immondizia. Giunto all'imbocco del vicolo dove risiedono i cassonetti, mi bloccai di colpo: alcuni bambini stavano rovistando nei rifiuti. <<bimbi, ma che fate?>> esclamai. Si voltarono verso di me e mi guardarono. Avevano gli occhi rossi. Poi sogghignarono e mi mostrarono i loro denti fitti e aguzzi come piccole lame. Corsero verso di me e mi assalirono. Ne colpii uno con un pugno. Con un calcio ne allontanai un altro, poi raccolsi un bastone e con questo colpii un terzo alla testa che cadde esanime. I bimbi si fermarono. Ora sembravano normali e si misero a piagnucolare <<l'ha ammazzato, l'ha ammazzato>>. Da una finestra che dà sul vicolo si affacciò un'anziana che urlò <<ASSASSINO! ASSASSINO!>>. In men che non si dica la strada era piena di gente che mi voleva linciare. Fu il tempestivo intervento di una volante a salvarmi.
Mi ritrovai in un tribunale stracolmo di gente che inveiva contro di me. Le invettive mi arrivavano distorte, come voci aliene mandate al rallentatore. Ma la sentenza del giudice, vestito di rosso e con un ridicolo parruccone ottocentesco, fu chiara: <<Francesco Guidi in nome del Granducato di Toscana ti condanno a morte!>>.

Mentre le guardie mi portavano fuori gridai <<Ma siete impazziti? Non esiste più la pena di morte!>>. Davanti ad una folla urlante, fui portato su Ponte alle grazie. Lì mi fu legata una palla di piombo ad una caviglia. Urlavo, ma non distinguevo più la mia voce dalle grida della folla. Fui sollevato e gettato nell'Arno.
Toccai il fondo. Riuscivo a respirare nell'acqua limpida. In cerchio, seduti attorno a me, c'erano dei bambini con gli occhi rossi. Sorrisero. Dei sorrisi normali, umani. Poi scoppiarono a ridere, una risata contagiosa che coinvolse anche me.

Fabio Meini