La lampada di sale

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2010 - edizione 9

– Michele, Lucaaaa! – mamma chiama, è pronta la cena.
Se non la smetti di offendere, ti faccio male! – sussurra Michele. Poi, con voce più alta: – Arrivo, mami!
La cameretta è buia. C’è solo la lampada di sale, là nell’angolo, che manda il suo debole bagliore arancione.
“Ti toglie le cose brutte dal corpo”, dice mamma.
Sei solo uno stronzetto arrogante! – sibila l’altro. – Se mi fai male, mi metto a urlare e poi ti picchiano!
Michele lo guarda coi denti serrati. La luce soffusa deforma i suoi occhi in due fulgide lame sottili. Apre il cassetto della scrivania e tasta in un frusciare di carte. Avverte nel palmo un freddo metallico. Sogghigna.
Se provi a urlare, t’ammazzo con queste! – minaccia.

Il piccolino si ritrae, ma continua spavaldo: – Figurati. Poi papà prende la cintura e...
– SSST! – Michele lo punge con le grosse forbici. Mamma sta salendo le scale. – Allora, vieni? Luca sta già mangiando! – gli grida.
Michele apre le dita e le lame si scostano. – Non provare a parlare, dico...
– Mamma, MAMMA! Aiutami vuole tagliar...
Michele spalanca gli occhi e gli si avventa contro. L’indice della sinistra gli cade a terra con un plop e si dimena sul parquet. Una scarpina lo schiaccia una volta. Poi due, e tre, e mamma accende la luce, entra e si copre la bocca. Michele urla, e lei ci casca: crede che era lui a strillare anche prima.

 

***

 

– Piccolo, la pappa... – lei entra col piattino. Da quando è tornato dall’ospedale gli sta sempre vicina, più che a Luca. La calda luce della lampada gioca a rincorrere le ombre sulle pareti. Quando finisce di imboccarlo, mamma lo bacia per la buonanotte e torna giù.
Da sotto le coperte spunta la mano fasciata, una stilografica nel pugno.
Sei proprio uno scemo! Scemo-scemo-scemo! – lo canzona l’occhio sinistro.

Alessandro Cal