Speed date

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2010 - edizione 9

Chi ha detto che gli appuntamenti veloci sono patetici e che il tempo a disposizione non è sufficiente per valutare chi ci sta di fronte? A me basta uno sguardo per capire se uno ha sostanza. Sono una donna dai sani appetiti e non so che farmene di quegli ometti smilzi che durano sì e no cinque minuti.
Per quanto brevi, i miei incontri sono sempre proficui: il tipo che ho rimorchiato stasera è bello grosso, proprio come piace a me. Usciti dal locale, non abbiamo perso tempo e l’ho portato a casa. Gli ho versato da bere e già lo vedevo fregarsi le mani per la fortuna che gli era capitata.
- Vado a mettermi qualcosa di più comodo – ho annunciato, uscendo dalla stanza.
Sono entrata in bagno e ho chiuso a chiave la porta: non mi piace essere vista durante i preparativi.
Per prima cosa, ho tolto la parrucca. Gli uomini vanno matti per le bionde dai capelli lunghi, ma portarla per troppo tempo mi fa prudere le pustole del cranio.
Poi, ho tirato via le lenti a contatto azzurre e le sclere senza iride né pupille hanno luccicato nello specchio.

Piano piano, ho passato la spugnetta sul viso per togliere il trucco da bambola di porcellana, stando attenta a non staccare troppi lembi di cute.
Infine, mi sono sfilata di dosso la guaina di pelle che mi stava stritolando. La carne, liberata dalla morsa, si è dapprima espansa per poi afflosciarsi.
La bocca, che il mio nuovo amico guarda con tanto desiderio, si è aperta, mostrando denti impazienti.
- Fa’ presto... – mi ha pregato, prima che lo lasciassi e nel dirlo aveva l’aria di un bambino che si aspetta una sorpresa.
Lancio un’ultima occhiata allo specchio e mi avvio sorridendo, sicura di non deluderlo.

Maria Lipartiti