La bambina vestita di viola

Oh, mio dio, perché mi chiedi questo? Forse semplicemente perché non esisti. Perché non può esistere un dio buono che permetta a certe creature di camminare sulla terra. È una follia... Tutto è una follia! Ecco che passa di nuovo sul marciapiede davanti a casa, piccola, innocua nel suo vestitino viola. Stringe la mano della madre e guarda in avanti. Non si muove come una bambina di tre anni. È meccanica, apatica, distante. Due occhioni scuri come le notti senza luna. Lei che non è di questo mondo...

 

No, non prendetemi per pazzo. Non ancora. Datemi una possibilità di spiegare. Fatemi finire, vi prego. Poi fate di me ciò che volete. Impiccatemi all’albero più alto, iniettate il caldo abbraccio della signora nelle mie vene, non m’importa più. Ma prima di voltare lo sguardo e dimenticarvi di questa brutta storia, fatevi dire che cosa può celarsi dietro l’ingenuo sguardo di una bambina di tre anni. Le ragioni della pazzia che sto per compiere...

 

La prima volta che ho visto la piccola è stato due settimane fa, al reparto bibite del supermercato. Era da sola in quel lungo corridoio, sovrastata da alti scaffali ricolmi di lattine e bottiglie, un cucciolo di tenerezza sullo sfondo di uno squallore quotidiano. La prima sensazione è stata quella di calore, lo slancio emotivo tipico che un adulto prova davanti a un bel bambino. Poi lei mi ha guardato, ed improvvisamente l’abisso si è spalancato davanti ai miei occhi.

Ho passato la mia vita a studiare le persone, le loro culture, la loro storia. Ho una laurea in antropologia ed una in lingue. Ho viaggiato molto; mi sono spinto fino alle sorgenti del Nilo, ho scalato i tetti del Tibet, navigato tra gli atolli del pacifico fino ad approdare alle coste dell’Antartica. So cosa si nasconde dietro il velo calato sulla nostra società. La grande bugia... Ma non divaghiamo. Ci tengo soltanto a precisare che attraverso gli anni e le esperienze ho sviluppato una certa sensibilità, un talento che mi permette di leggere le persone come se fossero libri aperti. Per questo sono convinto di quello che dico. Gli occhi della bambina, nell’istante in cui mi ha guardato, non erano umani.

 

Idoli e mostri possono cambiare nome attraverso il tempo e con l’avvicendarsi delle diverse culture, ma alla fine rimangono sempre gli stessi. La terra nasconde dei segreti ancestrali che l’uomo del ventunesimo secolo non può permettersi di conoscere. È troppo impegnato a correre dietro alla carota che gli hanno appeso davanti alla bocca. E forse è un bene per lui. Vive ignaro di tutto, venerando Dei inutili, inseguendo assurde chimere. Ma io sono anni che mi dedico al mondo inferiore, quello che non è schiavo del tempo, e attende, inconsapevole di attendere, perché a lui poco importa l’oggi e il domani.

 

Eccola che ripassa insieme alla madre, una famiglia normalissima. Vivono in fondo alla mia strada. La piccola è figlia unica, ci mancherebbe... Creature così hanno bisogno dei loro spazi. Non sa che la sto osservando. Non immagina che io sappia, e menomale, perché altrimenti per me sarebbe la fine.

 

Succederà domani, mentre sua madre l’accompagnerà a scuola. La incrocerò sul marciapiede, le darò il buongiorno, e in una frazione di secondo estrarrò il pugnale sacrificale. Devo puntare agli occhi. Sono loro la porta...

 

Lo strisciante si impossessa delle vite degli umani. Le usa, si balocca, ed infine le abbandona, come costumi da carnevale all’indomani del martedì grasso. Lui manipola la realtà, apre passaggi, inventa scenari. La bambina è il suo abito, e nel suo sguardo ha santificato il cancello attraverso il quale sopraggiungerà Dio. Sì, avete capito bene; Dio. Né cristi né profeti, niente di tutto ciò. Vi siete divertiti per tutti questi secoli con le novelle di mamma chiesa? Beh, le favole sono finite, gente! Egli arriverà. Yog-Sothoth è il suo nome, e vaga nel cosmo in globi perfetti di luce. Definirlo come il Male è davvero limitativo. Una banale spiegazione per menti che non riescono ad arrivare oltre i contrasti bianco/nero. Sì, perché lui è la sfumatura di tutto...

 

Pazzo, certo che sono pazzo. Urlate a tutti i vostri amici e parenti che avete appena incontrato un pazzo. Questo vi fortificherà. Vi farà sentire sicuri, così potrete andare a dormire. Dormire... da quanto tempo ormai non mi è concessa un’intera notte di sonno. Appena scendo nelle terre di Oniria, palcoscenici di una realtà negata all’uomo moderno, la bambina col vestito viola appare, piccola, insignificante, ma è solo un’immagine riflessa. Lo specchio che rivela il vero le sta di fronte. Non posso rifiutarmi di guardare. E allora Lui appare, essere contorto fatto di pelle e corteccia, un tentacolo enorme al posto della testa e cinque enormi arti (tre sotto e due sopra) muniti ciascuno di tre neri artigli. Un grido esplode nell’oscurità della mia camera da letto. Mi sveglio tra le lenzuola bagnate di sudore. In quei momenti, invocare la morte è tutto ciò che mi rimane.

 

Ma quando la luce penetra finalmente attraverso le veneziane della finestra, qualcosa dentro me mi convince ad andare avanti con quello che mi sono prefissato di fare. Cerco il coraggio, la ragione di tutto questo orrore. Perché io? E subito mi rispondo; perché no? Ho tutte le carte in regola per affrontare una sfida di questo calibro. Se qualcuno deve prendersi la responsabilità di un gesto così folle (e le sue orribili conseguenze) questo non può essere che il sottoscritto.

 

Quando leggerete queste righe, se sarò abbastanza fortunato, mi troverò già a marcire dentro una cella. Me lo auguro per voi, perché l’altra possibilità è che Lui preveda le mie intenzioni, e decida di mostrarsi per quel che realmente è. Spero di riuscire a rimandare i suoi propositi. Dico rimandare, perché Loro non si fermeranno di certo davanti al primo imprevisto...

 

Non pretendo che mi crediate. Anzi, spero che non lo facciate. Che possiate continuare a condurre una vita serena, fatta di amori, figli, piccole soddisfazioni e piccole delusioni quotidiane. Lasciate perdere queste pagine. Sono solo i deliri di un folle, che in una bella giornata di settembre ha infilzato gli occhi di una bambina con un coltellaccio adorno di strani simboli.

 

Nessuna giustificazione. Solo uno spassionato consiglio; smettetela di pregare.

 

Non vi servirà a niente.

Jonathan Macini

Nato a Firenze nel 1972. Appassionato di horror e fantascienza fin da ragazzo, inizia a scrivere poesie e soggetti per racconti e romanzi già dall’età di quindici anni. I suoi interessi per i lavori di H.P. Lovecraft lo portano in seguito ad avvicinarsi alla mitologia di Chtulhu, presente in molte delle sue opere più recenti.