Incubi notturni

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2009 - edizione 8

Sonia richiuse il mobile del bagno guardando distrattamente nello specchio. Sussultò. Le sembrava di aver visto un’ombra scivolare lungo la parete dietro di lei. “Anya”, chiamò. Nessuna risposta. Sonia non si preoccupò: sempre assorta e silenziosa, la ragazza che divideva la camera con lei, passava spesso semplicemente inosservata. Diede un’ultima occhiata alla sua immagine riflessa e andò verso l’armadio. La porta della camera era aperta. Allungò una gamba e la chiuse con un calcio. Imprecò mentalmente: troppo spesso succedeva che i pazienti di psichiatria irrompessero nelle camere delle infermiere. Ok, erano innocui, ma non gradiva essere presa alla sprovvista, e per di più in mutande! Andò all’armadio e notò che il letto della sua compagna era intatto. Non era da lei passare la notte fuori, troppo schiva per avere degli amici. Sovrappensiero, Sonia aprì l’armadio, e quasi cadde, urlando dal terrore. Anya, nuda, in una posizione innaturale, con gli occhi sgranati, fredda come il marmo... Sonia si svegliò in preda allo shock. Decise di rinfrescarsi un po’.

Passò davanti l’armadio e fece una smorfia. Non le piaceva ammetterlo nemmeno a se stessa, ma a volte aveva ancora paura del buio. Dopo essersi sciacquata il viso, ebbe un brivido, e in un batter d’occhi un’ombra le fu dietro. Sonia abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi, sperando che fosse solo, ancora, un incubo. Sentì una mano gelida su una spalla, e una voce acuta che sembrava venire dall’oltretomba, le sussurrò “Non farà male”. Sentì pungere sul collo, poi fu il buio totale.
Ogni volta, concentrandosi, Sonia rivedeva quella scena. L’avevano privata della luce del sole, ma doveva pur sopravvivere. Chiuse gli occhi, inspirò, e con un balzo fu sulla preda. Affondò i suoi denti aguzzi in un collo morbido, giovane e profumato, come lo era il suo tanti anni prima.

Mara Monfregola

Mi sono diplomata nel 2005 all’istituto G. Guacci, indirizzo linguistico, con votazione 86/100. Mi sono iscritta all’Università degli Studi di Salerno, facoltà di Lingue e Letterature Straniere, ho sostenuto tre esami con ottimi risultati, ma poi ho abbandonato il corso, per la necessità di iniziare a lavorare. Sono andata a convivere con il mio fidanzato dell’epoca nel febbraio del 2006, ed esattamente un anno dopo, ci siamo trasferiti a Suzzara, in provincia di Mantova, dove lui ha iniziato a lavorare presso la ditta Iveco Spa. Io ho fatto lavori saltuari, prevalentemente in fabbriche. Nel giugno del 2008 ho lasciato il mio ragazzo e sono tornata a Benevento, ma non mi trovavo più a mio agio lì: mi ero abituata al clima e alle abitudini del nord Italia. Perciò ho ricominciato a cercare lavoro in questa zona, e mi sono trasferita in provincia di Reggio Emilia, dove ho lavorato ancora in fabbrica. Ho conosciuto il mio attuale ragazzo, e dopo pochi mesi siamo andati a vivere insieme. Nel settembre del 2008 ho perso il lavoro, e a causa della crisi economica ho fatto molta fatica a trovarne un altro. Ora sono ancora disoccupata da qualche mese, e mi sto dedicando con maggior serietà ai miei hobby, tra cui quello di scrivere poesie e racconti. Non ho mai pubblicato niente, gestisco due blog, ma a intermittenza, poiché la costanza non è una delle mie qualità. Ho un romanzo nel cassetto, ancora in fase di sviluppo; e una lunga raccolta di poesie inedite.