Campanelle

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2009 - edizione 8

Tintinnio di campanelle.
Il soffio del vento attraverso le finestre dai vetri infranti che vibrano i loro ultimi lamenti, le mura sbrecciate che si sgretolano in una muta agonia.
Il respiro dei suoi compagni, i gemiti sommessi, gli starnuti, i lamenti dei giovani, i sibili ammonitori che intimidiscono al silenzio, il frusciare degli stracci, il sordo rimbombo di decine di cuori dentro i petti tremanti, il ritmico battere dei denti.
Il denso, soffocante, insopportabile, suono dell’oscurità che cinge tutti loro, che modellandosi suoi loro corpi emaciati, vibrando con la loro paura, tremando del loro freddo, si nutre anche del più flebile dei rumori che osi infrangere il silenzio imposto dalle campanelle tintinnanti.
Il vento risuona delle campanelle. Le campanelle battono i rintocchi della loro agonia. Alleate del buio che li ha resi ciechi per sempre, le campanelle echeggiano alle vibrazioni delle loro stesse esistenze.
Mortale melodia che si trascina su una terra buia e desolata sulle ali di un vento sibilante che è loro schiavo, le sente avvicinarsi attraverso la piana silenziosa su cui solo quelle mura si ergono a rifugio del loro piccolo gruppo.

Ma un rifugio in cui si possa essere uditi non è un rifugio sicuro.
Alle prime avvisaglie del ferale scampanellio un silenzio teso cala su tutti i suoi compagni. Un silenzio colmo del rumore della loro stessa presenza. Sono in troppi, i loro respiri combinati una cacofonia che le campanelle possono cogliere e distinguere l’uno dall’altro.
Le finestre sbattono con violenza.
Il vento tace.
Le campanelle tintinnano affamate, in attesa di un suono che permetta loro di individuare la preda.
Un gemito umano vicino a lei.
Il trillo acuto della loro fame.
I suoni della morte che la sfiorano.
La vita che batte nel suo petto non le è mai parsa così rumorosa.

Omar Laner