Tragedia familiare

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2009 - edizione 8

I tre militari entrarono in casa sfondando la porta. Il ragazzo seduto sulla sedia si alzò di scatto e cominciò a indietreggiare.
- Forza, moccioso, dicci dove li nascondi! - urlò uno dei tre.
Al ragazzo tremavano le labbra, non riuscì a parlare.
- Sappiamo che li tieni qui, abbiamo l’ordine di sterminarli - precisò, mentre gli altri due cercavano il nascondiglio.
Il ragazzo cominciò a sudare, la sua carnagione era bianca come l’alabastro. Da fuori si udivano colpi di mitragliatrice e il suono degli elicotteri, qualcuno urlava di sbrigarsi. Il tenente lasciò il ragazzo dov’era e si unì alla ricerca. Poi da sopra uno dei soldati urlò: - Li abbiamo trovati! Gli altri due salirono le scale di corsa. Entrati nella stanza trovarono tre corpi: un uomo, una donna e una ragazzina, legati con delle catene alla parete. Protendevano le braccia verso di loro e avevano le bocche spalancate.

- Su facciamola finita - disse il tenente, e i tre mirarono agli zombi. In quell’istante entrò il ragazzo e urlò: - E’ la mia famiglia! - Poi afferrò il braccio del militare. Il tenente si divincolò, facendo ruzzolare il ragazzo per terra. Poi lo guardò e disse: - Era la tua famiglia. Ormai non c’è più speranza per loro, se vuoi continuare a vivere anche tu in questo sporco mondo devi lasciarci fare!
Il militare puntò nuovamente il fucile. Prima di poter sparare l’armadio nella stanza venne aperto e una ragazza balzò fuori gettandosi su di lui e mordendolo alla gola. Gli altri due indietreggiarono impauriti, noncuranti che si erano avvicinati troppo alla famiglia zombi. Papà mamma e figlioletta lì afferrarono e iniziarono a dilaniarli. Il ragazzo assistette, imperterrito, alla scena poi rivolgendosi alla ragazza dell’armadio disse: - Sei sempre stata l’unica ragazza per me - e si fece mordere.

Sergio Di Girolamo