Helèna

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2009 - edizione 8

Col mestolo di legno continuava a girare con foga il contenuto del grosso pentolone. Era ancora energica nonostante fosse vecchia e malandata. La cucina era il luogo principale della sua piccola casa in montagna. Guardò l'orologio che segnava dieci minuti alle otto della sera, senza mai smettere di mescolare. Le luci delle candele accentuavano le rughe e la pelle cadente del viso. Il suo vestito bianco da bambola di porcellana era tutto sporco e maleodorante. Come tutto il resto della casa, a dire il vero: grumi di polvere e incrostazioni dappertutto. Da una tasca tirò fuori alcune erbe fresche che gettò nel composto color porpora. In un angolo della stanza appeso con gran cura, un bellissimo vestito di tulle bianco con trine nere. Smise di mescere per prendere una boccetta contenente delle bacche. Cercò di togliere il tappo con le mani, quindi utilizzò i molari, mostrando i denti neri e marci, poi mise tre bacche nella pentola. Continuò a mescolare: a galla, c'erano tre bacche, alcune erbe fresche ed un occhio umano.

Guardò l'orologio, mancavano cinque minuti alle otto. Si fermò di nuovo e si recò verso il bellissimo abito. Dietro giaceva il cadavere esangue di una giovane ragazza. Le tagliò una ciocca di capelli mori, poi fece lo stesso con i suoi gialli e stoppacciosi e li gettò nella pentola. Girò e girò ancora, mancava poco all'appuntamento ed era in ritardo. Bussarono e si voltò di scatto verso la porta.
Un giovane bussò di nuovo alla porta della casetta di montagna e di nuovo ancora. Le aprì una bellissima ragazza dalla pelle d'avorio e gli occhi e i capelli neri pece, vestita con un bellissimo vestito di tulle bianco con trine nere.
“Ciao Helèna, mi fai entrare stavolta?”
“ma no, andiamo che è tardi!” chiudendosi la porta alle spalle.

Fabio Meini