Quando
    Samuel riprese conoscenza percepì quellodore inquietante: metallico, dolciasto,
    vagamente familiare.
    Aveva la vista ancora appannata, così tentò faticosamente di ricordare cosa fosse
    successo e cosa fossero quelle fitte atroci che gli mordevano una gamba: stava rincasando
    di notte, ubriaco, quando aveva udito quello strano clangore. Come di catene...
    Poi quellombra deforme intravista di sfuggita, prima di venir tramortito con un
    colpo alla nuca, piombando nel buio più totale. 
    Una stilettata di dolore alla coscia lo costrinse a spalancare gli occhi, ed appena le sue
    pupille si abituarono alla luce asettica dei neon scoprì con terrore la natura di
    quellodore: sangue.
    La prima cosa che vide fu il sangue.
    Cera sangue dappertutto.
    Rappreso sulle piastrelle bianche dei muri, gocciolava dalle seghe e dai coltelli appesi
    alle pareti e colava gorgogliando in una grata al centro della stanza.
    Poi scorse le bacinelle dacciaio addossate al muro, e fu scosso da un conato quando
    realizzò che tracimavano di interiora sfrigolanti di mosche.
    Infine notò le carcasse dei cavalli: dondolavano dal soffitto con il collo trafitto dai
    ganci.
    Era in un mattatoio.
  Alzò la testa ed osservò le catene arrugginite che gli imprigionavano i polsi
  lacerandoglieli, poi unaltra fitta lo indusse ad abbassare lo sguardo: con
  raccapriccio vide il moncone emorragico e macellato.
  Qualcuno gli aveva amputato la gamba.
  Lorrore gli trapassò il cervello ed iniziò a dimenarsi scompostamente tentando di
  liberarsi. 
  Fu allora che si accorse di lui.
  Lo fissava famelico, accovacciato nellombra.
  Era un essere informe e sfigurato, privo di labbra e dalla pelle ustionata.
  Un rivolo di sangue e saliva gli imbrattò le gengive mentre si portava alla bocca quel
  che restava di un arto umano. Affondò i denti scheggiati nel polpaccio e ne staccò un
  brandello con soddisfazione.
  Prima di svenire, a Samuel sembrò che il mostro stesse ridendo.