1944

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2009 - edizione 8

«Fornaio, è cotto il pane?».
«Sissignore».
«Com'è venuto?».
«Un po' bruciato».
«Chi è stato?».
«La brutta bestia...».
«Lo prenderemo e lo bruceremo, sotto il ponte e lo legheremo...».

 

«È stato nella primavera del ’44, dottore. Ero il capitano di una compagnia di repubblichini che presiedeva il paese di Montelupo. Le cose andarono bene finché i partigiani non beccarono tre di noi in un’imboscata. Decidemmo allora di dare una risposta esemplare.
«Scegliemmo dieci bambini tra le famiglie degli antifascisti, li chiudemmo in un pagliaio, sprangammo le porte e gli demmo fuoco mentre tutto il paese osservava impotente.
«Non è una cosa di cui vada fiero, ma questa era la guerra».
Il vecchio abbassò lo sguardo.
«Volevo soltanto che qualcuno sapesse la verità su questi fatti terribili prima di... Il Nieri è morto, lo sapeva? Uscito di strada con la macchina, è bruciato vivo».
«Sì, lo sapevo - disse il dottore - un incidente. Era anziano, non doveva guidare».
«Anche Aldo Ruffo è morto il mese scorso. La sua casa è saltata in aria per una fuga di gas. Un altro incidente?».
Il medico non rispose.
«Li hanno presi tutti, dottore. Io sono l’ultimo di quella compagnia ancora in vita. Non so perché abbiano atteso cinquant’anni, ma ora sono qui per me».
«Chi è qui per te?».
«Loro, i bambini...».
«I bambini?».

«Mentre il fienile bruciava non piangevano né urlavano, ma cantavano una vecchia filastrocca. Era come se giocassero mentre precipitavano all’inferno».
Inghiottì saliva, poi riprese.
«Sono giorni che sento quella litania ovunque io vada».
Erano frasi deliranti.
«Aspetti qui», disse il medico.
Andò nell’ambulatorio e preparò un sedativo, poi mentre riattraversava il corridoio sentì la voce del vecchio stranamente cantilenante che chiedeva: «Fornaio, è cotto il pane?», e vide il fumo che filtrava dalla porta dello studio che bruciava.

Michele Bolettieri