«Fornaio, è cotto il pane?».
    «Sissignore».
    «Com'è venuto?».
    «Un po' bruciato».
    «Chi è stato?».
    «La brutta bestia...».
    «Lo prenderemo e lo bruceremo, sotto il ponte e lo legheremo...».
«È stato nella primavera del 44, dottore. Ero il capitano di
    una compagnia di repubblichini che presiedeva il paese di Montelupo. Le cose andarono bene
    finché i partigiani non beccarono tre di noi in unimboscata. Decidemmo allora di
    dare una risposta esemplare.
    «Scegliemmo dieci bambini tra le famiglie degli antifascisti, li chiudemmo in un
    pagliaio, sprangammo le porte e gli demmo fuoco mentre tutto il paese osservava impotente.
    «Non è una cosa di cui vada fiero, ma questa era la guerra».
    Il vecchio abbassò lo sguardo.
    «Volevo soltanto che qualcuno sapesse la verità su questi fatti terribili prima di... Il
    Nieri è morto, lo sapeva? Uscito di strada con la macchina, è bruciato vivo».
    «Sì, lo sapevo - disse il dottore - un incidente. Era anziano, non doveva guidare».
    «Anche Aldo Ruffo è morto il mese scorso. La sua casa è saltata in aria per una fuga di
    gas. Un altro incidente?».
    Il medico non rispose.
    «Li hanno presi tutti, dottore. Io sono lultimo di quella compagnia ancora in vita.
    Non so perché abbiano atteso cinquantanni, ma ora sono qui per me».
    «Chi è qui per te?».
    «Loro, i bambini...». 
    «I bambini?».
      «Mentre il fienile bruciava non piangevano né urlavano, ma cantavano una vecchia
      filastrocca. Era come se giocassero mentre precipitavano allinferno».
      Inghiottì saliva, poi riprese.
      «Sono giorni che sento quella litania ovunque io vada».
      Erano frasi deliranti.
      «Aspetti qui», disse il medico.
      Andò nellambulatorio e preparò un sedativo, poi mentre riattraversava il corridoio
      sentì la voce del vecchio stranamente cantilenante che chiedeva: «Fornaio, è cotto il
      pane?», e vide il fumo che filtrava dalla porta dello studio che bruciava.