La bambola di zucchero

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2009 - edizione 8

La mamma dice che non devo uscire da questa soffitta. E allora devo stare qui. Mi annoio, ma tra poco lei mi porterà una bambola di zucchero. Mi piacciono le bambole di zucchero. Sì, sì. Sono la mia unica consolazione nella vita solitaria che faccio. Mammina è buona e mi vizia con tante leccornie.
Sento i passi sulle scale, la porta si apre e la mamma entra. Tiene un involto tra le braccia. La mia bambola nuova!
E’ bella, profumata, piccola, con i capelli biondi e la boccuccia rosa.

“Mi raccomando” mi dice “Fai attenzione, non è facile trovarne di così belle.” E se ne va. La bambolina inizia a piangere. Ha un aroma che ricorda il latte e il miele. Devo assaggiarla subito. Le mordo un dito della manina minuscola e lei urla. Vorrei mangiarla in santa pace, ma lei continua a strillare e strillare. Non si può gustare un dolce con le orecchie piene di frastuono e perdo la pazienza. La scaravento sul pavimento e sento un “crac”. Non piange più. L’ho rotta. Vabbè, domani ne avrò un’altra nuova.

Benedetta Pini