Il demone della perversione

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2009 - edizione 8

Quando lo sfidai a passare la notte nella famosa casa infestata del paese, nella quale anni prima un uomo aveva sterminato la sua famiglia, non sapeva chi io fossi.
Non immaginava di avere davanti il fratello, all’epoca quattordicenne, di Chiara, la ragazza che il figlio di puttana aveva stuprato.
Arrivammo dinnanzi la vecchia casa maledetta alle ventitre e trenta in punto, io entrai tranquillamente, lui mi seguì intimorito; appena anche il bastardo fu dentro, la porta alle sue spalle si richiuse da sola con uno schianto, facendolo rimanere di sasso, mentre io già pregustavo la vendetta, che da lì a poco il Demone della Perversione che avevo invocato, mi avrebbe regalato.
Entrammo nel salone, immenso, con al centro un enorme tavolo circondato da candele, il tutto reso ancora più spettrale dalla luce della luna piena che filtrava dalla finestra e dal vento che urlava minaccioso.
Fu quando le candele si accesero da sole andando a formare un enorme pentacolo sul tavolo, che il porco cominciò a capire che per lui non sarebbe stata una notte piacevole.
Ne fu sicuro nel momento in cui un’entità ancora invisibile gli strappò i vestiti di dosso, lasciandolo nudo come un verme e sbattendolo violentemente sul tavolo, proprio al centro del pentacolo.
Ne fu certo quando il Demone visibile in tutta la sua”orripilante bellezza” con i suoi affilatissimi artigli, iniziò a squarciarlo, ma senza ucciderlo, voleva farlo agonizzare e morire di paura; fu spettacolare quando gli tranciò di netto i genitali, facendolo urlare di terrore e mentre il sangue scorreva come un fiume in piena tra le gambe del bastardo, il Demone iniziò a “trattare” il corpo, partendo dagli occhi: spremette la sua testa come un grosso limone, facendoli schizzare fuori dalle orbite...
Infilai in bocca al cadavere devastato i propri genitali.
Vendetta “perversa” compiuta.

Francesco Gallo