La cena

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2009 - edizione 8

Sembrava avessero rovesciato del Campari sulla neve.
Il cadavere era sul marciapiede con la gola squarciata, coccolato dai tecnici della Scientifica sotto lo sguardo cupo di un ispettore della Polizia di Stato. Intorno a loro il solito chiassoso carnevale: transenne, lampeggianti e persone, sempre troppe persone.
Alle sue spalle giunse un uomo di mezz’età, profonde occhiaie e abbigliamento scompagnato sotto il lungo cappotto. Gli appoggiò una mano sulla spalla.
“Cosa ha interrotto la mia cena?”
L’ispettore si strinse nelle spalle. “Nona vittima di questo fantomatico assassino cannibale, commissario. Questa volta è stato disturbato da alcuni testimoni oculari, ma non hanno comunque potuto evitare che l’uccidesse.”
Il commissario ebbe un sorriso tetro. “Quindi abbiamo rovinato la cena anche a lui...”
L’altro indicò il collo della vittima. “Ha fatto in tempo ad assaggiarlo con un morso letale alla giugulare.”
“Sai quello che devi fare”, annuì scrollandosi dalla testa la neve che scendeva copiosa. “Però domattina voglio l’elenco dei testimoni sulla mia scrivania.”

Ora fu l’ispettore a poggiargli una mano sulla spalla. “Questo caso la sta esaurendo. Vada a casa, concluda la sua cena e s’infili sotto le coperte. Domani le sembrerà migliore.”
“Con quell’elenco, senz’altro.”
Il commissario si voltò, uscì dalla ressa e scomparve in uno stretto budello. Il funzionario fece per seguirlo ma all’imbocco del vicolo si immobilizzò.
La neve là dentro era immacolata e le orme del suo superiore si interrompevano all’improvviso, sostituite da impronte ben più grandi e profonde...
L’ispettore si tolse il cappello di lana e guardò il cielo grigio scuro cercando, per chissà quale motivo, una luna che non si poteva mostrare. Nonostante il freddo una goccia di sudore gli scivolò sulla guancia.
Le tracce si stavano già cancellando ma, ora, si era rovinato anche la sua, di cena.

Enzo Milano