Tre minuti

L'ispettore si sedette sulla panchina in mezzo al parco dietro Via Crescenzago per mangiare il suo panino. Erano giorni che stava perlustrando la zona in lungo e in largo. Tutti gli omicidi erano avvenuti nei paraggi: un rettangolo compreso tra Piazza Udine, la stazione di Lambrate e il ponte della tangenziale. La stampa lo aveva soprannominato "il killer della spranga": tutte le vittime erano state uccise con ripetuti colpi violenti alla nuca provocate da un bastone di ferro. Iniziò ad addentare il suo panino con mozzarella e prosciutto crudo. Una donna ed una bambina passarono davanti alla panchina dove era seduto. La bimba indossava un vestitino rosso e teneva fra le mani un palloncino verde. Saltellava e canticchiava una sigla di un cartone animato. Il filo del palloncino le sfuggì dalla mano e lo liberò nel cielo. La piccola lo guardò volare nel cielo con aria triste, mentre la madre le stava già dicendo che non gliene avrebbe comprato un altro. L'ispettore seguì con lo sguardo il volo del palloncino e con la coda dell'occhio vide da una finestra di uno dei palazzi che delimitavano la piazzetta un uomo che stava sbirciando fuori. Il riflesso del sole ne copriva il viso. Si scorgeva una mano che scostava la tenda. Stava per riprendere a mangiare il suo panino, quando vide un’altra ombra dietro quella dell’individuo alla finestra.

Il battito del suo cuore accelerò improvvisamente: sembrava quella di un uomo con in mano un bastone molto lungo. Percepì dei movimenti veloci. La mano che stava scostando la tenda si aggrappò ad essa, la tirò e la fece cadere. L'ispettore vide la sagoma di qualcuno che stava colpendo ripetutamente l'uomo che poco prima era alla finestra e che ora giaceva per terra. Schizzi di sangue macchiarono i vetri. Si alzò di scatto e si precipitò verso il palazzo, contando dall'esterno il piano a cui si trovava la finestra. Mostrò il suo distintivo al portinaio ordinando di chiamare al più presto un’ambulanza e di mandare i soccorsi al secondo piano. Salì correndo le scale ed estraendo la pistola. Fortunatamente la porta era aperta. L’ispettore entrò. L’appartamento sembrava vuoto. Non si sentivano rumori, tranne quello del suo cuore che batteva ad una velocità insolita. Si avvicinò all'unica finestra che dava sulla piazza. La tenda era al suo posto. Non c'erano tracce di sangue. La scostò con la mano e guardò fuori. Quello che vide gli gelò il sangue. Rimase attonito nel vedere se stesso, seduto sulla panchina dei giardinetti, mentre mangiava un panino. Passarono una donna e una bambina vestita di rosso con un palloncino verde in mano. Il filo sfuggì dalla mano della bimba. Si vide guardare il palloncino, seguirlo nel suo volo e poi fermare lo sguardo verso l’appartamento in cui si trovava. La sua mente vacillò. Da quella finestra stava osservando cose accadute tre minuti prima. Dalla panchina la sua vista aveva percepito cose che sarebbero accadute tre minuti dopo. La sua mente gli ordinò di girarsi, di scappare, di urlare, ma il suo corpo non rispose. Rimase immobile a fissare se stesso, cercando di incrociare il suo stesso sguardo. Una spranga di ferro lo colpì alla nuca. Mentre cadeva la sua mano si aggrappò alla tenda, la tirò e la fece cadere.

Attilio Abbiezzi