L'ispettore Monk

L'ispettore Monk rimase perplesso: non si aspettava così tanto sangue.
La stanza giallo pallido sembrava l’opera d’arte di un graffitaro di strada specializzato nell’uso di strumenti arteriosi.
Una debole luce filtrava dalle tapparelle scomposte di una piccola finestra di legno sverniciato. Il rumore insistente della pioggia era l’unico sottofondo udibile, il resto del vecchio palazzo era inerte e silenzioso.
Si infilò i suoi nuovissimi guanti bianchi tenendo lo sguardo fisso su quello che solo qualcuno dotato di buona immaginazione poteva ancora chiamare uomo.
- Non abbiamo toccato nulla - disse la voce rotta da anni di Pall Mall dell’assistente Crabiola. - Proprio come lei ci ha ordinato.
Monk fece un, appena percettibile, cenno con la testa e si avvicinò a quella... cosa.
L’unico occhio, sparso per le carni, sembrava fissarlo disperato. L’ispettore ebbe un tremito, ma nessuno se ne accorse. Nonostante la sua lunga esperienza, mai aveva visto qualcosa del genere...
- Monk, è l’ora della medicina!
La voce, frantumò tutto il suo mondo come una compressa di aspirina lasciata cadere in acqua fredda.

La stanza si tramutò in penombra; le pareti in un grigio senza fantasia. Il suo impermeabile panna sporca era ora un camice bianco che lo stringeva in maniera vigliacca.
- No, andate via! - Urlò disperato. - Non adesso, non adesso! Devo finire la mia indagine!
Il Dottor Harrows guardò perplesso il suo collega, mentre avanzavano al centro della stanza maleodorante e adorna di imbottitura lacera.
Il Dottor Darts rispose agli interrogativi del suo collega. - Questo Monk continua a rivivere il suo omicidio, ma è convinto di non essere lui ad averlo compiuto. Si è talmente estraniato da esso che pensa, addirittura, di essere stato incaricato di risolverlo.
- Povero diavolo - disse con tono di commiserazione l’altro tentando di accendersi una sigaretta, torcendo le sue braccia legate nel cuoio.
- Aspetta faccio io - disse Harrows con il suo accendino immaginario.
- Grazie - rispose Darts dando una piacevole boccata alla sua sigaretta fatta di nulla.

Massimo Muntoni