Sborra di piombo

Dan entrò nel Pornoshop con disinvoltura, i suoi abiti dal taglio raffinato, il baffo folto ma ben tenuto e la pelle scura simile a quella di un messicano, lo rendevano un personaggio alquanto losco.
Si avvicinò alla prosperosa cassiera, una trentacinquenne grassa e tatuata dal faccione simpatico.
“Sono venuto a prendere la roba di Lucifer!”
“Impossibile, Lucifer ha già mandato uno dei suoi oggi!”
Lucifer, il capo di Dan, comprava peli pubici e capezzoli recisi, nessuno sapeva bene perché, ne per quale motivo li acquistasse proprio da quella donna, quello per Dan era uno dei primi lavori che svolgeva da impiegato, prima se l’era sempre cavata da solo, spacciando, vendendo armi qua e là, tenendo qualche aggancio o proteggendo puttane da due soldi.
“Stai dicendo cazzate ragazza, vedi di non farmi incazzare!”
Dan distorse i suoi baffi rivelando una mimica potenzialmente minacciosa, poi estrasse il suo revolver pronto a sparare e spappolare gli enormi seni della grassona sorridente.
“Vieni nel retro, forse riesco a rimediarti qualcosa!”
“Io non vengo proprio da nessuna parte, sbrigati prima che entri qualcuno e mi veda con questo cannone in mano!”
“Non sembri uno di Lucifer, per niente!”
“Vaffanculo troia!”
“Senti, se farai una cosa per me di darò un bel po’ di soldi che ne dici?”
“Io devo finire il mio lavoro e basta cicciona del cazzo!”
“Se vieni nel retro, e mi scopi per bene, ti darò duecento testoni!”
Dan si lisciò i baffi con la mano libera, tenendo ben puntata l’arma verso la donna con l’altra mano.
“Non ti piacciono queste?”
Disse la donna abbassando gli occhi sui suoi enormi seni, facendoli leggermente danzare.
Effettivamente la ragazza era messa bene, giunonica e dalla faccia da troia, Dan non avrebbe disdegnato una cavalcata su quelle morbide, mastodontiche carni danzanti.
“Già ti viene duro baffo, allora?”
“D’accordo troia, ma se provi a fottermi...”
La ragazza si alzò, era molto alta, si avviò verso una porticina ondeggiando un culo immenso e sformato, ma non per questo poco invitante, Dan lisciò nuovamente i suoi baffi, rinfoderò la pistola e la seguì strofinandosi l’uccello.
Quando i due furono soli la ragazza estrasse uno alla volta i giganteschi pezzi di carne che fino a poco prima teneva stretti in una claustrofobica maglietta aderente.
I seni ondeggiarono per poco sul generoso, candido ventre, poi Dan ne afferrò uno in una mano, ma non riusciva a contenerlo, esso strabordava scivolando via dalle dita come fosse una massa senziente, poi lo scagnozzo baciò la grassa donna infoiandosi dannatamente.
Era troppo grossa perché potesse tenerla tutta tra le braccia, il sedere troppo incontenibile, e le mani di Dan apparivano piccole, simili a quelle di un bambino, su quelle natiche ormai scoperte per metà, in cui filiformi mutandine affondavano come serpentelli nascosti nella carne.
Poi la donna si allontanò sedendosi a gambe larghe su di un tavolo, la sua vagina era grassa, vagamente rasata, appariva come la bocca deforme di un essere mostruoso.
“Ora devi fare una cosa per me, una cosa che mi piace da impazzire, lì dietro c’è un fucile, prendilo, e scopami con quello!”
Dan fu inizialmente perplesso, poi cercò il fucile, un lungo, minaccioso fucile da caccia a doppia canna.
“Vuoi davvero che ti infili dentro questo coso?”
“Cazzo sì, sei o non sei un uomo di Lucifer? A me piacciono cattivi, bastardi, adoro gli uomini che mi inculano bestemmiando, che mi sputano addosso, che mi picchiano senza tregua!”
“Sei proprio una grassa troia...”
Dan avvicinò con titubanza la canna imbrunita alle labbra della vagina, aveva paura di usare quel tramite strano, le avrebbe fatto male?
“Muoviti figlio di puttanaaaaa, di che cazzo hai paura?”
Quella donna voleva umiliarlo? Era cascata male, lui era l’archetipo del maschilismo, e certo non si sarebbe fatto sottomettere da una cicciona malata e sessualmente distorta.
Infilò la canna del fucile fino in fondo, e improvvisamente la donna gemette, reclinando all’indietro la testa.
“Così, bravo, così è perfetto!”
“Ma è carico questo affare?”
“Certo che è carico, spingi così, avanti e poi dietro bravo, è proprio questo il bello, il brivido, l’emozione, potrebbe partire una cartuccia da un momento all’altro, è come se il fucile venisse, inondandomi le viscere con la sua sborra di piombo, devastandomi l’intestino, squarciandomi l’utero facendomelo arrivare fino in gola”.
Dan continuava, ma improvvisamente gli sorse un dubbio, e se quella era tutta una trappola?
Se improvvisamente qualcuno gli avrebbe sparato alle spalle? Anzi, se i capezzoli e i peli pubici la donna se li procurava proprio in quel modo? Adescando i novizi rincoglioniti che Lucifer le mandava?
Era ovvio, ormai non pensava ad altro, i capezzoli e i peli questa volta dovevano essere i suoi, e quella montatura era tutta un cazzata, di sicuro il fucile era scarico, a meno che quella troia non fosse veramente e completamente fuori di testa.
Dan premette il grilletto, quasi per gioco, mentre la donna era al culmine del suo godimento e l’odore della mucosa vaginale si fondeva al pregnante lezzo dell’olio usato per ungere l’arma.
Partì un colpo devastante, che catapultò la ragazza dall’altra parte della stanza nonostante il suo peso.
Dan non si chiese cosa fossero le frattaglie schizzate sul suo volto, ne si fermò ad osservare la vagina devastata che vomitava abbondanti fiotti di denso sangue misto a poltiglia organica.
Semplicemente si girò e scappò via, senza sapere dove, tanto era uguale, Lucifer l’avrebbe trovato, tutta la città era sua e non solo.
Dan correva, ma improvvisamente gli venne da sorridere.
“Visto cicciona? Sei stata finalmente inondata dalla tua sborra di piombo!”.

Davide Giannicolo