La punizione

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2008 - edizione 7

Davide giaceva lì, con una ferita sulla gamba che gli perdeva sangue. Se l’era procurata saltando da quella grande pietra che gli aveva permesso di sfuggire al cinghiale che lo stava inseguendo, mentre raccoglieva funghi nella macchia.
Il sangue usciva copioso dalla ferita, infiltrandosi nel terreno e sporcando le foglie cadute dai castagni che lo circondavano tutto intorno.
Davide sapeva dove si trovava, ma comunque non poteva fare nulla per andarsene, l’unica cosa che poteva fare era quella di prendere il cellulare che aveva in tasca. Finalmente dopo tanto cercare riuscì a prenderlo, ma quando si apprestò a digitare il numero di casa una mano putrida e piena di vermi uscì dal terreno e gli afferrò il polso destro.
Davide emise un urlo di paura misto a terrore, al che, un corpo putrefatto con le costole aperte che lasciavano intravedere le interiora sfatte e color violaceo uscì dal terreno.

Lo zombie era lì che teneva Davide per il polso, gli leccava la mano con una lingua completamente macerata dal tempo e dai parassiti che nel terreno avevano utilizzato quel corpo come nido per le proprie larve.
Davide aveva già capito che forse il suo sangue aveva risvegliato la fame di carne di un corpo seppellito lì nelle tombe Etrusche interrate che pullulavano nella macchia Viterbese. Il cadavere di Davide giaceva lì con il braccio completamente spolpato fino alla spalla e il corpo dello zombie lo sovrastava intento a consumare il suo avido pasto facendo filtrare nel terreno altro sangue. Nel frattempo, altri zombie rianimati dal sangue si erano tirati fuori dal terreno e volgevano lo sguardo affamato verso il panorama che mostrava loro le luci fioche della città di Viterbo non molto distante.
Forse era giunto il giorno che i padri punissero i propri figli!

Alessandro Di Maio