Munch vuole uccidermi

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2008 - edizione 7

Mi svegliai impiegando pochi attimi. Provai a muovere i piedi per cambiare posizione e li trovai bloccati da un peso indefinibile. Non appena gli occhi si abituarono alla luce soffusa dell’alba vidi chiaramente l’ombra seduta proprio sui miei piedi. E riconobbi l’ospite indesiderato. Con il viso giallastro. Senza capelli. Respirava a fatica. Persi la facoltà di parlare. Il fiato strozzato mi impediva qualsiasi reazione. Una macchia nera a forma di uomo allungò le braccia fin quasi a sfiorare la punta del mio naso. Vidi lunghe dita divaricarsi a pochi centimetri dalle mie pupille. Pochi giorni prima l’ombra mi aveva aggredito con un arnese simile ad un attizzatoio. Munch vuole uccidermi anche oggi, pensai. Il viso deforme mi sorrise spalancando una caverna irregolare senza denti. Provai a muovere le braccia per fermare i movimenti dell’ombra ma il terrore mi impediva di portare a termine ogni iniziativa razionale. Iniziai a urlare.
Il dottor Benton entrò di corsa nella mia stanza accendendo la luce. L’ambiente mi sembrò profondamente diverso da come l’avevo lasciato la sera prima. Quando si accendono le luci la realtà assume contorni nuovi.

“Che succede, Willard?”
“Dottore...” ansimai.
“Come si sente?”
“Mi sentirò meglio quando vi deciderete a chiudere a chiave la porta della stanza!” gridai.
Il dottor Benton annuì guardandosi la punta delle scarpe.
“Hai ragione, Willard. Ho parlato con Munch un paio di giorni fa e mi aveva assicurato che si sarebbe comportato bene. Non possiamo fidarci davvero di nessuno” disse lui accennando un sorriso.
“Che non succeda mai più, intesi!” sbraitai.
“D’accordo, Willard. Ora torna a dormire. Tra poco comincia un’altra giornata.”
Voltai lo sguardo verso la porta della mia stanza e lo vidi. Mi guardava. Teneva le mani appoggiate alle guance e urlava. Nessuno poteva sentirlo.

Luca Marchesani