La porteranno qui...

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2008 - edizione 7

Stranamente oggi Asolo è vestita in grigio. Il cimitero è avvolto in garze di nebbia. Guardo da ore, sorridendo, la sua tomba vuota. La credevano nata a Chioggia, ma cronache attente riportano anche “... venuta alla luce alle 2 antimeridiane del 3 ottobre 1858 a Vigevano, nella stanzetta di un modestissimo albergo, il Cane d’oro, poi demolito per lasciar posto ad un supermercato”. Per un’emblematica coincidenza molto teatrale, quasi una messa in scena, è stata la stanza di un altro hotel, lo Schenley della 4a strada a Pittsburgh, che l’ha vista spirare. Io c’ero. Erano le 2.30 del mattino, il 21 aprile 1924.

Ma la porteranno qui... dicevano ad Asolo. L’ho sempre voluto anch’io. La mia attrice raminga, la mia amata, la donna che aveva nello sguardo triste mille riflessi di laguna porta impresso nella retina il carbone infernale dei miei occhi. L’ho uccisa io. Non è stato il freddo ma il fuoco mai sopito di un amore impossibile a bruciarle il fiato nei polmoni. E l’ho trascinata negli inferi con me. Non è mai stata qui. Il suo corpo profanato da lussurie indicibili m’attende caldo, livido e pronto. Fuori solo il gelo del marmo. Più giù una lava inarrestabile, una replica d’infinito.

Laura Vicenzi