Uno stupido gioco

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2008 - edizione 7

“M'ama, non m'ama, m'ama, non m'ama...”
“La smetti amore mio di fare quello stupido gioco? Fattene una ragione, ti ha lasciata ormai. Del resto quella Ortensia era più giovane di te, più bella, più simpatica. Povera figlia mia, smettila di torturarti”
“Mamma, vuoi lasciarmi giocare in pace? Sto giocando per conto mio, che male faccio? E che con questo stupido gioco finisco sempre al non m'ama. Ecco lo sapevo, mi hai distratta ho perso il conto. Non ricordo più dove ero rimasta. Ahi!! Mi sono anche tagliata! Accidenti a questo stupido fiore... tutto per stare ad ascoltare i tuoi rimproveri. Sempre la solita sei, non mi lasci mai in pace. Fammi giocare come piace a me! Ecco, mi hai rovinato tutto. Il fiore è diventato inutilizzabile. Adesso mi tocca uscire, col freddo che fa, a trovarne uno nuovo. Non sai quanto è difficile trovarne uno adatto.

Ma già a te che importa? Sei morta, mi hai abbandonata, come quel bastardo che mi ha lasciata sola per andarsene con quella sciacquetta. Lui e la sua maledetta Ortensia. Ma Dio esiste e quanto è vero che esiste la punirà quella bastarda. Io aspetto e intanto gioco. Il mio caro, adorabile, eccitante, stupendo, stupido gioco!
E adesso per favore torna nell'aldilà e fammi continuare a giocare.
M'ama, non m'ama, m'ama, non m'ama, m'ama...

 

Il commissario alzò appena lo sguardo, sconsolato. “Ne abbiamo un'altra” sussurrò l'ispettore “la numero 15”. “Stesse modalità?” “Sì sempre le stesse, femmina, 25 anni, mutilata in pezzi minutissimi con un coltello affilatissimo. Si chiamava Viola, quindicesima vittima, quindicesimo nome di fiore...”.

Sergio Belsanti

Nato a Roma nel 1967, da circa quindici prova a fare lo psichiatra con alterne fortune. Appassionato di computer e letteratura e in attesa di dimostrare che il mondo non potrà più fare a meno di lui!