L'uomo a cui ho detto sì

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2008 - edizione 7

Eccolo mentre si dibatte a terra, patetico e disperato.
E’ grosso, peloso, gli occhi vitrei, striati di sangue.
Sbatte la testa alle sbarre fino a sfigurarsi.
E’ l’uomo a cui ho detto sì!
Quel bimbo che in campagna sgozzava maiali, che uccise il suo cagnolino a pedate. Quel ragazzino pacioccone che cavava occhi alle galline, metteva petardi in culo ai gatti e prendeva i piccioni a sassate dopo aver sgusciato tartarughe con uno schiaccianoci.
Una Pasqua gettò il radiolone nella vasca dove la nonna stava facendo il bagno mensile.
Uno così doveva fare una fine gloriosa, per questo l’ho amato. L’hanno preso alla settima mignotta mangiucchiata. Io vivo qui e, quando lo portarono in cella, riconobbi subito quella passione unica di chi ama il male.
Ha mani nerborute e, da quando lo conosco, se le tira in faccia raschiandosi la pelle.
Trema, sbava, ha voglia di uccidere, gli sussurro di farlo per amor mio.
Ora il mio uomo si dimena scavandosi i polsi con il cucchiaino del rancio.
Sebbene lo ami, non posso fermarlo. A me piace guardare i miei amanti ferirsi, finirsi e, mentre va via, lo stringo nell’ultimo mortale orgasmo per poi uscirne e donare quell’anima alle care tenebre.

Fa freddo qui fuori: delle sbarre, un comodino, un letto pregno di sangue. Sento lo stridulo prete perdonare il mio uomo.
Ridicola cornacchia, taci!” Hai trovato questo mucchio di carne esanime e credi di aver vinto? Il suo spirito è stato sempre distante da voi, luridi bianchi.
Dovrei fuggire quando... sento bestemmiare, è l’uomo della cella a fianco: un matricida pedofilo. Basta uno sguardo e gli sono già dentro, lo posseggo entrandogli dal retto.
Vedo il suo bel Mondo fatto di stupri, morte, dolore. Credo di amarlo, ma è tardi. “Ora riposa bello mio, domani inizieremo a giocare.”

Luca Guardabascio