Abbracci

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2008 - edizione 7

Adoro i tuoi abbracci.
Sono i più dolci, i più sinceri che abbia mai ricevuto. Ti abbandoni, come nessuna mai. Sono pazzo di te!
Dopo aver fatto all’amore, resti a fissare il bianco del soffitto: chissà cosa pensi? Non ho mai avuto il coraggio di chiedertelo. C’è un legame forte fra di noi; niente e nessuno potrà mai infrangerlo.
Come sei bella! Sorridi, sai che ti sto ammirando.
Resteremo sempre insieme, anche questo sai.
Mi metto su di te. Mi guardi e vorresti scuotere il capo per dire di attendere, di non fare all’amore subito. Un tuo braccio scivola lungo le lenzuola, fino al bordo del letto, poi si abbandona verso terra. Non mentire, anche tu hai voglia. Conosco l’espressione di bambola di porcellana, quel tuo sguardo falsamente indifferente.
Di prepotenza, entro in te! Hai un sussulto: sento il brivido gelido del tuo abbraccio!
Mi ami, lo so. Più di prima, più di sempre, ancor più di quando eri in vita.
Chi potrà separarci, ormai?
Neanche i vermi che mangeranno il tuo corpo; anche a essi cercherò di strapparti, amore.
Vengo dentro di te! Il mio seme di vita cosparge il tuo ventre morto. Mi accascio su di te e mi addormento.
Una lama di luna entra dalla finestra e illumina il bianco cadaverico del letto. La donna ha ancora gli occhi sbarrati sul niente. L’uomo dorme stringendosi a quel freddo abbraccio. Un dito della mano della donna si muove. Poi un altro dito. La mano accarezza la nuca dell’uomo. In un sorriso, le labbra della donna si schiudono e mostrano canini appuntiti che, dolci, si inseriscono nella vena pulsante del collo dell’uomo. La donna succhia linfa vitale. Con sublime goduria. Sazia, allontana le labbra rosso sangue e sussurra: - Hai ragione, amore mio, mai nessuno potrà dividerci, neanche i vermi.

Giovanni Buzi