Fango

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2008 - edizione 7

C’è vita. Qualcuno dice che c’è ancora speranza. Il mondo, però, continua a bruciare, e gli uomini cadono rapidamente uno sull’altro. Il sole è una torcia consunta, scura. Si sta per spegnere. Stiamo morendo.
Siamo rimasti in pochi, e qualcuno dice che prima di domani non sarà rimasto nessuno. Tutti sono malati, peggiorano a vista d’occhio, e non passa notte che non ci trovi a vegliare una salma; fino a quando non torna ad essere altro che fango. Non c’è più un filo d’erba: tutto è fango, solo fango, persino nelle strade. E nei campi il fango è rigonfio, e qualcuno dice che la pioggia non si fermerà. L’acqua cade ininterrotta sulla terra, nutrendola, facendola crescere in fretta, tanto che il fango ora è dappertutto. Sotto non ci sono che ossa.

La terra è gravida e qualcuno dice che oltre il recinto, ieri notte, qualcosa si muoveva, anche se sotto ci sono soltanto ossa.
Qualcuno sostiene di aver sentito il terreno muoversi, ma in tutto il mondo non è rimasto nulla. Sono solo. Lo siamo tutti, sebbene gli altri siano riusciti a trascinarsi fino ai campi. Nessuno li può calare inerti sotto il fango putrido. Dovranno aspettare la morte e poi la notte. E pensano che i primi sepolti torneranno per portar via anche loro.
Io, invece, sono troppo stanco; ho fame e non trovo cibo. Non è più acqua quella che piove dal cielo, eppure mi disseta. E’ rossa. E la sete mi divora. Divora la mia carne, come una malattia. Come un’infezione, il sangue si mescola alla polvere per diventare fango: qualcuno ha detto che questa è la fine del mondo. Ma io sono ancora qui.
E’ solo la morte.
E la sento già muoversi dentro di me.

Alessia Canelli