Sai cosa
    succede?
    Che ti metti a strillare e urli fino a sfondarti la gola. Eppure ti sembra di muovere solo
    aria.
    Cerchi di colpire il legno a calci, a pugni, perfino a testate, con tutta la forza che
    hai.
    O che ti aggrappi al velo di raso amaranto o al lenzuolo di seta e tiri, tiri forte.
    Eppure ti sembra di muovere solo aria.
    Ti disperi, nel tentativo di fare abbastanza rumore, anche se lo sai che non ti sentiranno
    mai. Non si accorgeranno mai di te, che sei condannato alleterna prigionia.
    E piangi. Silenzioso come il buio in cui sopravvivi.
Lei si gira nel letto. Sbuffa.
    Non dormi? biascica lui, assonnato.
    Non ci riesco, risponde. Questa stanza è un continuo scricchiolare.
    Saranno i fantasmi, le sussurra abbracciandola.
    Sorride, lei. E gli si accosta al petto, scivolando tra le fredde lenzuola di seta.
    E si abbandona al sonno, pensando a un armadio nuovo, che quello non la smette di
    scricchiolare, mentre un filo di vento sposta appena appena la tenda di raso amaranto.
    È solo aria, pensa, e si addormenta.
    Non ricorda che la finestra è chiusa.
E tu allora gridi e tiri un altro calcio allarmadio, più per
    stizza che per farti sentire. Riesci solo a farlo scricchiolare. E nemmeno se ne
    accorgono, loro, che ormai dormono.
    Dunque non ti resta che desistere. Perché lo sai, che è solo in quellattimo prima
    delladdormentarsi, che il limite tra vivo e morto quasi si annulla. E lhai
    perso, ancora una volta.
    Così, rassegnato, succede che te ne resti lì a osservarli, nel buio. E se ti va, ti
    stendi in mezzo a loro, ancora per unaltra notte.