L'anno che verrà

Tarcento città del fuoco e dell’acqua si apprestava a festeggiare il sei gennaio. Erano giunti i nomadi con le giostre, i mercati itineranti, i saltimbanchi e i mangia fuoco.
In regione tutti riconoscevano a questo grazioso paese, accoccolato tra il verde delle colline friulane, una lunga tradizione. Era qui che ci si recava la dodicesima notte, quella dell'Epifania, per cogliere nella direzione del fumo levatosi dal pignarul, notizie sull'anno a venire.
La strega bruciava avvolta dalle fiamme rosse e gialle, e i bambini guardavano il fuoco, ammirandone la forza selvaggia, perché mai ne avevano visto uno così grande e così vicino.
Anche l'ispettore Lindo Ferretti assisteva allo spettacolo, ma i suoi occhi non guardavano il falò, scrutavano i volti delle persone intorno a lui. Cercava un uomo. Un assassino.
Sapeva tutto di lui. Che tipo di donne preferiva. Come gli piaceva ucciderle. Che musica ascoltava, che sigarette fumava. Sapeva che era furbo, intelligente ma anche vanitoso. Sapeva soprattutto che quest'ultima sua caratteristica, lo avrebbe portato da lui.
Quando in questura, era giunta una lettera che lo invitava all'annuale pignarul, l'istinto di vecchio segugio gli aveva suggerito di non mancare all'appuntamento. Quella lettera, forse, era il segno che l'errore era ormai vicino.
All'assassino uccidere non bastava più. Voleva un pubblico. Voleva lui. Ma l'ispettore non era solo, i suoi uomini erano mescolati tra la gente. Non sarebbe sfuggito.
Un applauso lo distolse dai suoi pensieri, il fumo si dirigeva a oriente. L'anno sarebbe stato fortunato.

Lentamente la gente si disperse, mentre il falò si ripiegava in se stesso.
I suoi uomini lo guardavano, attendevano un ordine, avevano pattugliato l'intera zona della festa. Nessun cadavere. Nessun assassino.
- Ispettore cosa facciamo?
Lindo Ferretti guardò il fumo del falò che puntava ancora verso est.
- Torniamo in questura.
Sulla strada del ritorno, il filo dei suoi pensieri seguiva lo scorrere del guard rail, quando...
- Ferma la macchina. Presto - sceso dalla macchina, corse nel punto dove la linea di protezione si era improvvisamente interrotta.
- Chiama i pompieri e un'autoambulanza. C'è una macchina giù nella scarpata - disse mentre già si inerpicava in quella ripida discesa.
In fondo a quel fossato c'era una Mercedes. Il guidatore aveva sfondato con la testa il parabrezza e giaceva morto fuori dalla macchina. Ferretti guardò dentro l'abitacolo della macchina. Un pacchetto di sigarette straniere. Una sensazione di déjà-vu lo colse. Guardò nuovamente il corpo dietro di lui, aprì il cruscotto cercando, neppure lui sapeva cosa, poi schiacciò il pulsante per l'apertura posteriore. Aggirata la macchina fece forza, ma non si apriva. Tornò nell'abitacolo per cercare qualcosa con cui fare leva. Niente. Ritornò al bagagliaio urlando al suo attendente che gli portasse il cric, una frenesia si era impossessata di lui. Usò tutta la forza che possedeva, ferendosi le mani con la lamiera contorta. Finalmente uno schiocco annunciò, che c'era riuscito. Spalancò il bagagliaio, e il suo cuore si fermò. Dentro c'era una ragazza. Scomposta, sanguinante. Ma viva. Il suo cuore ricominciò a battere.
- Non aver paura, ora sei al sicuro. - disse mentre le sirene annunciavano l'arrivo dei soccorsi.
Quando l'ambulanza portò via la ragazza, l'ispettore guardò di nuovo il cielo. Sorrise. Forse qualcosa di vero c'era in quell'antica tradizione.

Cristina