Nel reparto M

“Ho freddo”
Qui i portantini continuano a non sentirmi, più mi lamento e più non mi filano per nulla al mondo, eccetto uno.
Non so perché sono qui, sono entrato per un dolore allo sterno, forte, ma poi ripensandoci, non così tanto. Devo aver perso conoscenza.
E ora sono due giorni che mi trovo qui insieme a questi simpatici quanto silenziosi amici di camera, capisco che abbiano tutti un gran sonno e voglia di riposarsi, la vita là fuori è frenetica e senza soste, e un po’ di relax dentro una clinica non guasta; un check-up e via, si è di nuovo come prima.
Però ehi! Quanto invidio Luigi e Antonio che sono usciti questa mattina erano tutti vestiti a festa, sicuramente i parenti gli faranno una grande accoglienza, un bel ritorno per loro; certo ancora non stavano benissimo visto che li hanno portati fuori sulla lettiga, però potevo vedere le loro espressioni felici finalmente di riabbracciare i loro cari.
Già i parenti, che faresti senza di loro, gioie e dolori in continuazione, ma poi è sempre bello riabbracciare tutti e far pace anche con quelli a cui avevi portato rancore per tanto tempo e non ne mancano mai in tutte le famiglie, come nella mia.
Me lo diceva anche Sandro qui vicino della lettiga 7, è uscito ieri e mi diceva “vedrai, mi saprò far perdonare da tutti quelli a cui ho voluto meno bene rispetto ad altri” e non ne dubitavo, era simpatico Sandro, e poverino! Avevano potuto far poco i medici per nascondergli sotto la rada capigliatura quella ferita terribile dovuta ad un incidente d’auto. Però con un cappello sono certo che nessuno se ne accorgerà. Chissà se seguirà il mio consiglio Sandro.

Questo posto è strano, c’è un gran via vai, alcuni tornano con delle cuciture sullo sterno dopo le operazioni e alcuni entrano ed escono con molta rapidità, i più fortunati direi! Si sta bene qui, è vero; però se si potesse far qualcosa per questo freddo... lo dirò ancora a Michele, ho letto il suo nome dal cartellino, è uno dei portantini che porta i pazienti qui, ci parla spesso ma non ci ascolta, però sembra un bravo ragazzo.
Mi ha detto che domani uscirò, che mi aspettano i miei parenti ed hanno organizzato una festa per me, mi ha messo qui accanto al letto un vestito scuro e domani mi aiuterà a mettermelo perché beh... se è vero che sono guarito, è vero anche che non sono ancora al pieno delle forze... e sospetto che anche io uscirò come Luigi e Antonio su una lettiga; ma poi ci saranno i miei parenti e si occuperanno loro di me, di rimettermi al mio posto nella società, e soprattutto mia moglie.
Ora che ci penso chissà mia moglie come sta, è stata l’ultima persona a vedermi prima del dolore al petto, gliel’avevo detto tante volte di non pulire la pistola nel mio studio, la tengo sempre carica e...
... perché penso a questo?
Non lo so.
Che strani pensieri che vengono a volte...
Comunque dicevo che le voglio un mondo di bene e dovrò decidermi a cambiare quel testamento, è vero che lei sa che l’ho fatto, però poi sapete com’è il lavoro, sempre di corsa e dal notaio non ci sono più andato.
Quindi tutto è ancora nelle mani degli orfani che vivono nel convento del mio quartiere.
D’altronde mi sono sposato da nemmeno un anno... non sapevo a chi lasciare tutto, e data la mia anziana età avevo fatto testamento verso quella gloriosa opera del Signore. Ma poi è arrivata lei, giovane attraente e dolcissima ed è giusto che sia lei a prendersi i miei lasciti.
Si cambierò tutto una volta fuori di qui! Ti amo amore mio! Portantino ora spegni la luce! domani è il gran giorno si esce! Si va di scena...
Pensieri dalla Sala C - Obitorio - Ospedale Maggiore

Cesare Coticoni